È strage di neonati nella Striscia di Gaza. I bambini muoiono per cause prevedibili come ipotermia, disidratazione e diarrea, ma anche semplicemente poiché nati prematuri e non sottoposti alle necessarie cure. A dare l’allarme, come riportato dal Sole 24 Ore, è stata Oxfam, una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale.



I dati sono drammatici. Già prima dell’inizio del conflitto israeliano-palestinese, infatti, nel territorio il tasso di mortalità infantile era pari al 68%, ovvero tra i più alti al mondo. La situazione adesso è ulteriormente peggiorata. “Tante madri in questo momento non possono contare su quasi nessun supporto medico e sono costrette ad andare avanti senza acqua, servizi igienici, riscaldamento e cibo. Se anche la pausa umanitaria di quattro giorni sarà mantenuta, non basterà assolutamente a far fronte ai bisogni della popolazione”, ha affermato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia. 



“Strage di neonati a Gaza”, l’allarme delle associazioni umanitarie

I neonati nella Striscia di Gaza, molto spesso, in questi giorni muoiono ancora prima di venire alla luce. Le nascite premature, infatti, sono aumentate fino al 30% a causa delle condizioni di terribile stress a cui sono sottoposte le donne. Le lunghe camminate che devono effettuare per spostarsi dalle zone bombardate ai rifugi, inoltre, possono rappresentare degli sforzi dannosi per il feto. I casi di distacco della placenta sono, ad esempio, più che raddoppiate. Anche le mamme stesse, di conseguenza, rischiano di morire. L’accesso agli ospedali nella maggior parte dei casi è impossibile. 



“I nostri partner ci raccontano che in alcuni casi le madri sono costrette a partorire in stanze sovraffollate con fino a 70 persone, senza assistenza medica e condizioni igieniche minime, nessuna dignità. Quanto sta accadendo è semplicemente disumano”, ha continuato Paolo Pezzati di Oxfam Italia. Attualmente ci sono 500 donne incinte tra le 35.000 persone che vivono in 13 rifugi nel Nord di Gaza, ma non è chiaro quanti di questi bambini riusciranno a nascere e sopravvivere.