L’autore della strage di Nizza, come sappiamo, è sbarcato a Lampedusa lo scorso 8 ottobre e dopo un periodo di quarantena, invece di essere rimandato in Tunisia, paese da cui proveniva, è stato sì espulso, ma lasciato libero di andare in un altro paese europeo. Il problema annoso dell’accoglienza indiscriminata si riapre questa volta in modo pressante, visto che tutti siamo esposti al rischio di simili figure che si infilano tra migliaia di altre persone. Come ci ha spiegato Gian Micalessin, inviato di guerra, corrispondente de Il Giornale, “continuare con questo tipo di politica di accoglienza rischia soltanto di metterci sulla stessa strada della Francia, cioè prima o poi finiremo anche noi vittime di estremisti fanatici in grado di uccidere”.



Cosa rischiamo in Italia dopo quello che è successo in Francia? Per i terroristi siamo ancora un paese solo di transito o potremmo subire attentati anche noi? Fortunatamente fino a oggi da noi non è mai successo quello che accade in Francia da anni…

Non è mai successo, l’importante è che non ci mettiamo sulla strada perché succeda. Certo è che aprire le frontiere a una immigrazione indiscriminata, evocare soluzioni come lo ius culturae, sono strade per arrivare a quanto succede in Francia: in nome del multiculturalismo, si è lasciato che gli islamisti conquistassero le periferie e il controllo delle loro stesse comunità dove gli islamici moderati sono stati ridotti al silenzio e regnano i fondamentalisti. Se continueremo con queste politiche anche noi arriveremo a una situazione simile a quella francese.



Quando è arrivato l’autore della strage di ieri a Nizza?

Quando l’Italia aveva ormai riaperto le porte e varato il nuovo decreto sicurezza. Basta guardare i numeri: da allora sono arrivate 27mila persone. Questo è un governo che ha abolito i decreti Salvini proprio negli stessi giorni in cui Brahim Aoussaoui sbarcava in Italia perché, come ha detto Lamorgese, “portavano insicurezza”. Se questa è la sicurezza, c’è da mettersi le mani nei capelli.

Il ministro Lamorgese ha detto che è un problema europeo, in quanto Lampedusa è la porta dell’Europa. Che ne pensi?

Proprio per questo bisogna presidiarla, non si può lasciarla aperta a chiunque transiti poi per l’Europa. Il ministro si arrampica sugli specchi. È una posizione imbarazzante, soprattutto quando dice che quel terrorista non era segnalato.



Cioè?

Se i terroristi fossero segnalati li si prenderebbe tutti, ma non funziona così. Si è detto per anni che il pericolo dell’accoglienza indiscriminata è accogliere persone di cui non sappiamo chi siano: proprio per questo bisogna evitarlo.

Un gruppo tunisino ha rivendicato la strage. Qual è oggi la situazione nel paese africano?

La Tunisia è una delle grandi matrici del fondamentalismo e della militanza nell’Isis. Moltissimi di quelli che combattevano per lo Stato islamico arrivavano da lì. Era abbastanza prevedibile che tra le migliaia di tunisini arrivati in Italia quest’anno ci fosse più di un estremista. Nel sud della Tunisia la crisi economica è molto forte e le moschee sono controllate da imam fondamentalisti.

A proposito di moschee, ritieni che quelle italiane andrebbero controllate dallo Stato? Anche gli imam?

Bisognerebbe avere un sistema di moschee controllate dallo Stato e bisognerebbe abolire tutte quelle clandestine che si sono sviluppate da anni sul territorio. Bisognerebbe anche attuare la famosa riforma degli imam certificati e riconoscibili dallo Stato, sempre promessa e mai realizzata.

Oltre alla Tunisia, c’è poi il traffico di esseri umani dalla Libia che il presidente turco Erdogan utilizza a suo piacimento. Anche da lì dobbiamo aspettarci terroristi?

Erdogan è un pericolo serio, perché ci ha scippato la Libia e ha assunto il controllo del Mediterraneo. Ma soprattutto perché ha trasformato gli ex miliziani dell’Isis in mercenari al suo soldo: li utilizza per la sua politica espansionistica in Libia, in Siria e in Azerbaijan.

(Paolo Vites)