Nel 50enario della “vile” strage di piazza della Loggia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso – per la seconda volta durante il suo doppio mandato – di recarsi personalmente a Brescia, proprio lì dove nel 1974 esplose la bomba e dove oggi svetta il memoriale con i nomi delle 8 vittime: Giulietta Banzi, Livia Bottardi, Alberto Trebeschi, Clementina Calzari, Euplo Natali, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti e Vittorio Zambarda. Nomi, loro malgrado, iscritti nella storia della nostra (all’epoca) fragile Repubblica, monito e ricordo di un periodo storico che tra la strage di piazza della Loggia, quella di piazza Fontana, ma anche quella di Bologna e di San Benedetto Val di Sambro fu – ha detto il presidente Mattarella a Brescia – “una sequenza impressionate di eventi sanguinosi, legati dall’unico filo dell’eversione nera“.



Quel giorno – e molti magari lo ricorderanno ancora – a Brescia era in corso un’importante manifestazione antifascista indetta da Comitati e Sindacati proprio per rispondere simbolicamente ai sempre più numerosi (almeno nei primi mesi di quel 1974) attentati dell’estrema destra. Erano da poco passate le 10:12 quando la leggera pioggia che velava piazza della Loggia a Brescia lasciò presto il posto ad un enorme boato che preannunciava quella che da lì a pochi minuti sarebbe stata chiamata in tutto il paese strage.



La strage in piazza della Loggia e i 41 anni per arrivare alle condanne definitive

Dopo le grida, il sangue e il fumo si capì che ad aver causato la strage in piazza della Loggia a Brescia fu una bomba da 700 chilogrammi di esplosivo da cava, nascosta in un cestino di rifiuti e fatta detonare per cercare di colpire (senza successo) i numerosi leader della sinistra presenti nel bresciano per la manifestazione. In piazza erano in migliaia e seppur morirono ‘solamente’ 8 persone – sei subito dopo l’esplosione e due in ospedale poche ore più tardi – in piazza della Loggia si contarono 102 feriti: fu la quarta strage con il più alto numero di vittime che si registrò in Italia, dopo gli 85 decessi di Bologna nel 1980, i 17 di piazza Fontana nel 1969 e i 12 del treno Italicus nel ’74.



Ma purtroppo – e l’ha ricordato anche Mattarella nella giornata di oggi – ciò che venne dopo fu per certi versi ancora più tragico, perché seppur si arrivò al processo piuttosto velocemente, con i primi ergastoli già nel 1979, bisognerà attendere almeno fino al 2017 per le prime vere condanne in via definitiva sulla strage in piazza della Loggia. In totale sono state aperte e chiuse tre differenti indagini, che tra depistaggi e false testimonianze hanno portato alla condanna all’ergastolo per Carlo Maria Maggi – ritenuto il mandante strage -, Carlo Digilio, Marcello Soffiati, Ermanno Buzzi e Maurizio Tramonte, in qualità di esecutori materiali.