All’alba del 4 maggio 2022, la strage di Samarate (Varese) compiuta da Alessandro Maja, geometra oggi 60enne che sterminò la famiglia a martellate. Nel massacro morirono la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, e la loro figlia 16enne Giulia. Furono colpite nel sonno e l’unico a salvarsi fu il figlio Nicolò, il solo sopravvissuto a quella notte di orrori che sconvolse le cronache nazionali seppur gravemente ferito e segnato in modo permanente dal dramma.
Condannato in primo grado all’ergastolo in Corte d’Assise a Milano, Alessandro Maja si è visto confermare la pena in appello con un anno e mezzo di isolamento diurno. Secondo la ricostruzione dei fatti, avrebbe assalito i familiari nella notte tra il 3 e il 4 maggio e avrebbe assassinato in modo brutale la consorte e la figlia minore prima di scagliari su Nicolò Maja, scampato per miracolo alla furia omicida del padre. Oggi porta ancora i segni di quelle gravissime lesioni e per mesi lottò tra la vita e la morte in ospedale. Fu colpito più volte alla testa con un martello.
Strage di Samarate cosa è successo: la ricostruzione del massacro
Stando a quanto emerso dalle indagini, prima di compiere il massacro familiare noto alle cronache come strage di Samarate, Alessandro Maja avrebbe predisposto sul tavolo della cucina tutti gli strumenti che avrebbe pensato di usare per colpire le vittime. Un cacciavite, un martello e un trapano per mettere fine alle vite di moglie e figli in una mattina come tante che presto si sarebbe tradotta in un inferno di sangue e morte.
Accusato di omicidio volontario aggravato e tentato omicidio, attraverso la difesa avrebbe tentato di giocare la carta di una nuova perizia psichiatrica per scardinare la piena capacità di intendere e volere accertata in primo grado. Per i giudici “non vi è dubbio alcuno che Alessandro Maja volesse eliminare tutti i membri della propria famiglia, forse anche se stesso“. Pur avendone la disponibilità economica, inoltre, non avrebbe “mai offerto al figlio” superstite “alcun risarcimento“ per sostenere le spese mediche a seguito delle gravissime lesioni provocate con la sua azione.
Strage di Samarate, le parole del figlio di Alessandro Maja unico sopravvissuto alla mattanza
Nicolò Maja, in un suo monologo del 2024 dal palco dell’evento “Women for women against violence-Camomilla award”, ha ribadito le sue difficoltà a trovare una spiegazione alle condotte del padre. Il giovane ha ripreso in mano la sua vita dopo mesi di cure e interventi, costretto a lungo su una sedia a rotelle e visibilmente segnato dalle ferite riportate nel tentato omicidio.
“Come posso perdonarti, papà? Sai che fatico a comprendere il motivo per cui ti chiamo ancora così, dopo quello che hai fatto la notte del 4 maggio 2022? Non riesco ad accettare che sia stato proprio tu a rovinarmi la vita in questo modo (…). All’inizio, pensavo che ci fosse ancora un piccolo spazio per te nel mio cuore, nonostante tutto. Ma ora, con tristezza, devo dirti che il mio cuore appartiene interamente a mamma, a Giulia, ai nonni e a tutte le persone che mi sono state vicine (…). Perché tu, da quella notte, sei un assassino. Ed è così che verrai ricordato“.