I familiari di Mattia Antoniello, del papà Marco e della nonna materna Maria Grazia Zuin, le tre vittime della strage di Santo Stefano di Cadore, nel Bellunese, tirano un sospiro di sollievo dopo la consulenza tecnica cinematica sull’incidente dello scorso 6 luglio. Il Pubblico Ministero della Procura di Belluno, dottor Simone Marcon, titolare del procedimento penale per triplice omicidio stradale a carico di Angelika Hutter, ha stabilito che non ci fu nessun guasto all’auto che investì i tre, residenti nel veneziano, mentre camminavano sul marciapiede in una giornata di vacanza.



Il consulente tecnico incaricato dal Sostituto Procuratore, ingegner Andrea Calzavara, ha escluso l’ipotesi avanzata dall’indagata – ora nel carcere veneziano della Giudecca – che la sua uscita di strada e invasione del marciapiede fosse dovuta a un possibile guasto tecnico della vettura. Secondo la controparte, la causa principale della tragedia sarebbe l’alta velocità tenuta dalla Hutter.“Le famiglie Potente e Antoniello ringraziano sempre la Procura per la grande umanità e attenzione che dall’inizio di questo dramma ad oggi ha sempre prestato e confidano nelle indagini e nella giustizia, pur sapendo che di omicidio colposo sempre si tratta” ha commentato Elena Potente, che ha perso il figlio, il compagno e la mamma nella tragedia.



L’appello della mamma: “Ci vorrebbe certezza della pena”

Elena Potente, che ha vissuto in prima persona la tragedia della strage di Santo Stefano di Cadore, come riporta Qdp News ha lanciato anche un appello: “Anche nei sinistri stradali ci vorrebbero certezza della pena e, soprattutto, pene più severe. Non è tollerabile che la nostra giustizia oggi interpreti gli omicidi stradali come reati da punire “così poco”, lasciando i congiunti delle vittime con quel senso d’ingiustizia che nessun risarcimento assicurativo potrà mai compensare. Migliaia di famiglie piangono ogni anno in Italia un proprio caro, per l’attimo “sbagliato” di qualcuno, per una disattenzione, per la bravata di un momento, e i veri condannati sono i familiari delle vittime, che ogni giorno vivono con un vuoto incolmabile, e non chi, alla fine, prende il più delle volte una pena sospesa con condizionale”.



“Adesso attendiamo il deposito della perizia per poterla valutare attentamente con il perito che abbiamo indicato e per procedere ai nostri accertamenti: abbiamo già preso contatti con la compagnia assicurativa del veicolo per chiudere il prima possibile ogni aspetto risarcitorio per i nostri assistiti, fermo restando che poi il principale obiettivo sarà quello che vengano date loro risposte anche sul piano penale” spiega Riccardo Vizzi, Area Manager Veneto di Studio3A, società a cui si sono affidati i familiari delle vittime unitamente.