“I palazzi intorno a via D’Amelio, alti dodici metri, sono sventrati. Davanti alla portineria è stato scavato un cratere del diametro di due metri e mezzo. I poliziotti della scientifica precisano che a partire da lì ‘sparsi in un raggio di circa 75 metri, fino a un’altezza di venti metri, si osservano un po’ dappertutto molti piccolissimi frammenti ossei e pezzettini di tessuto’” (L. Abbate, Stragisti. Da Giuseppe Graviano a Matteo Messina Denaro. Uomini e donne della mafia, Rizzoli 2022).
In una drammatica telefonata, fatta prima di morire, Francesco Cossiga confessò alla vedova di Borsellino che la strage di via D’Amelio era stata un colpo di Stato. Subito dopo interruppe la telefonata. La strage, nella sua atroce drammaticità, ricorda tanti altri episodi oscuri della nostra Repubblica. Dalle minacce dirette fatte ad Aldo Moro, a onta della sovranità nazionale, fino al periodo delle stragi del ’92 e del ’93. Un lungo periodo in cui pezzi di potere si sono incastrati per disegni criminali e anti-italiani. Mafia, massoneria (P2), servizi deviati e poi la misteriosa Falange armata, in grado di minacciare Riina per le sue esternazioni in carcere, registrate e date al pubblico.
Un puzzle complesso e difficile da ricostruire nella sua interezza per i depistaggi attuati e per le omertà di poteri nascosti. Basti pensare alla falsa pista relativa al “pentito” Scarantino, incoraggiata per anni, appoggiata a vari livelli e poi rivelatasi totalmente errata. Ma ancora oggi quelle stragi inquietano e fanno notizia. Che dire, ad esempio, dell’enigmatico Baiardo che parla di sé in terza persona “il Baiardo”, sfida con nuove clamorose rivelazioni su Tik Tok e definisce in tv i Graviano “due bravi ragazzi che hanno fatto delle fesserie da giovani”?
Proprio i Graviano hanno minacciato il giornalista Lirio Abbate, autore di diversi libri e interventi sul fenomeno mafioso: U siccu. Matteo Messina Denaro: l’ultimo dei capi (2020), Faccia da mostro (2021). Il giornalista ha ricostruito con dati e analisi un periodo drammatico della nostra storia. Ha cercato, in particolare, di fare luce sull’identità di un’ombra. Quella di un ex poliziotto coinvolto in tanti, troppi misteri. L’ex poliziotto, Giovanni Aiello, era spesso accompagnato da una killer con competenze e tecniche di fuoco militari, di nome Antonella. I due si ritrovano insieme nelle testimonianze di pentiti, che li descrivono come presenti in momenti significativi, a fianco dei killer della mafia. Aiello, “faccia da mostro”, poi, in una conversazione telefonica del 2009 sulla tenda di Gheddafi, ospite in Italia in quel momento, dice a un amico ciò che ha sempre fortemente negato, cioè di aver fatto parte dei servizi segreti
Di fronte a scenari così inquietanti occorre andare fino in fondo, per non vergognarci di fronte alla verità ultima. I fatti accaduti in quell’estate calda del 92 ci pongono a un bivio. C’è chi ama il potere fino a negare l’umanità e c’è chi ama la giustizia fino a mettere in crisi il potere. Chi ha ucciso Borsellino e la sua scorta vive nell’ombra e genera ancora ombra. Perciò, oscuramente, si tenta anche adesso di nascondere, coprire, occultare. E tuttavia Bourget ha insegnato che “i nostri atti ci seguono” e il cardinale Newman che non ci si può nascondere di fronte alla propria coscienza.
Il giudice Borsellino con la sua testimonianza fatta di lavoro totale e sacrificio, invece, parla a tutti ancora oggi. Patria, Stato, fede cattolica. Parole forti che sconvolgono il nichilismo narcisista e triste di questo periodo. Una dedizione totale e senza riserve al bene comune, alla protezione della comunità. Alcune immagini del suo percorso storico restano impresse in noi per la loro forza. Borsellino aveva conosciuto Falcone in oratorio da giovanissimo e insieme avevano tirato calci allo stesso pallone. Poi il comune impegno a difesa dello Stato e della giustizia.
E, ancora, un’altra scena, questa volta più drammatica. Prima di morire, Borsellino si confessò e disse al sacerdote che era arrivato l’esplosivo per ucciderlo. Proprio di fronte all’estremo emerge, dunque, tutto il valore di una vita spesa davanti a Dio, dentro la Chiesa. Uomo fino in fondo rivolto al destino, credente nel momento più arduo. Persona cosciente del proprio compito e della propria missione. Per questo bisogna assolutamente arrivare alla verità sulle stragi. La celebre foto di Falcone e Borsellino sorridenti ci guarda.
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