Continua la strage di cristiani nel Burkina Faso, piccolo stato africano dove le milizie jihadiste stanno dando vita da mesi a un’opera di pulizia etnico-religiosa. Nella regione di Foutouri, già colpita dagli islamisti, “Una chiesa protestante è stata attaccata ad Hantoukoura, nel dipartimento di Fouturi, vicino alla frontiera con il Niger – riferisce il governatorato della regione di Fada N’Gourma in una nota – intorno a mezzogiorno, causando 14 morti e numerosi feriti”. Ucciso anche il pastore che celebrava la liturgia e diversi bambini. L’attacco secondo i testimoni sarebbe stato condotto da una decina di uomini armati. Secondo le autorità, i terroristi provengono in gran parte da paesi confinanti: il 12 maggio scorso erano state uccise sei persone tra cui un sacerdote in una chiesa cattolico, il giorno dopo altri quattro erano state vittime durante una processione. Il 26 maggio un altro attacco in una chiesa durante una funzione religiosa aveva provocato quattro vittime. In precedenza. il 15 febbraio un missionario salesiano di origine spagnola era stato ucciso per strada.
TRA I PAESI PIU’ POVERI AL MONDO
Uccisi anche diversi imam che non si vogliono legare all’estremismo radicale omicida. La maggior parte degli attacchi in Burkina Faso è stata attribuita ai gruppi jihadisti militanti Ansar-ul-Islam e JNIM (Group in Support of Islam and Muslims). Vittime sacrificali, cristiani cattolici e protestanti. Il Burkina Faso si trova circondato dal Mali, paese nel quale da anni è in corso una guerra civile provocata dagli jihadisti, il Niger, la Costa d’Avorio, il Ghana, il Togo e il Benin. Da quando è diventato indipendente nel 1960, è sempre stato preda di continui colpi di stato. Paese tra i più poveri a mondo, colpito dall’Aids e con una aspettativa di vita intorno ai 50 anni. L’elevatissimo tasso di disoccupazione causa un altrettanto notevole fenomeno di emigrazione; circa tre milioni di Burkinabé vivono stabilmente in Costa d’Avorio. Questo fenomeno causa periodicamente attriti con i paesi confinanti.