Claudio Campiti, responsabile della strage di Fidene avvenuta l’11 dicembre 2022 nell’ambito di una riunione di condominio, durante la quale persero la vita quattro donne è stato rinviato a giudizio dopo l’udienza preliminare. La prossima data del processo è stata fissata per il 5 febbraio. Al processo erano stati chiamati anche gli avvocati del ministero dell’Interno, di quello della difesa e i responsabili del poligono di tiro di Roma, in quanto ritenuti responsabili della mancata vigilanza sull’arma che poi era stata sottratta dall’uomo proprio per compiere il grave gesto.



Nella giornata di ieri era però circolata la notizia, poi smentita, che l’Avvocatura di Stato aveva richiesto il non luogo a procedere, di fatto allineandosi alla difesa dell’imputato. Nel corso della giornata odierna però è arrivata una nota ufficiale da parte di Palazzo Chigi sottolineando che le informazioni non fossero esatte perchè: “Non è mai stato mai chiesto nell’udienza preliminare che non si procedesse a carico di Claudio Campiti“.



Strage Fidene, Palazzo Chigi: “Mai chiesto di non procedere a carico di Claudio Campiti”

Il killer della strage di Fidene, Claudio Campiti, colpevole di aver ucciso quattro donne,  durante una lite condominiale: Fabiana De Angelis, Nicoletta Golisano, Elisabetta Silenzi e Sabina Sperandio, è stato rinviato a giudizio. Contrariamente a quanto era stato annunciato ieri però, l’Avvocatura di Stato non ha chiesto di non procedere. In una nota infatti è stato chiarito che i responsabili dei Ministeri dell’Interno e della Difesa avevano presentato richiesta di estromissione come parte civile dal processo. Il giudice però non ha accolto l’istanza, e quindi, come si legge nella nota di Palazzo Chigi: “Nel corso del processo di giudizio verranno accertati pienamente i profili di responsabilità“.



In base alle indagini infatti era stato stabilito che la mancata custodia dell’arma usata per la strage sarebbe da attribuire al Ministero della Difesa, che è preposto al controllo del personale del poligono di tiro. Mentre per quanto riguarda la questione della pubblica sicurezza connessa all’uso delle armi al di fuori della pratica sportiva, la competenza è del Ministero dell’Interno.