Il programma di Rai Uno, Storie Italiane, ha intervistato telefonicamente Olimpia Bossi, procuratrice di Verbania. La dottoressa ha di fatto confermato le notizie delle scorse e la tremenda realtà che ha portato all’arresto di tre persone, a cominciare dal gestore della stessa funivia Stresa-Mottarone: “Abbiamo convocato i soggetti che lavoravano alla funivia – le sue parole in diretta televisiva sul primo canale – sentendo il capo operativo, è emersa questa alterazione del meccanismo frenante”, riferendosi al famoso ‘forchettone‘, un blocco voluto dei freni che viene di solito utilizzato durante le operazioni di manutenzione.
La procuratrice Bossi ha aggiunto: “Avrebbe dovuto essere rimosso (riferendosi appunto al meccanismo ndr) in modo da consentire al freno di entrare in azione”. Conferma anche la versione della volontarietà: “Attività volontaria e ripetuta in maniera consapevole non come mera dimenticanza, per ovviare, questa è la sua versione, ad una serie di inconvenienti e anomalie tecniche del sistema che impedivano un regolare svolgimento delle corse”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
STRAGE FUNIVIA STRESA-MOTTARONE: 3 FERMI, FRENO MANOMESSO “PROBLEMI CABINA DA 1 MESE”
Fonti di indagine in mano all’ANSA mostrano come nell’interrogatorio di ieri sera a Verbania, uno dei tre fermati per la strage della funivia avrebbe ammesso «Quella cabina aveva problemi da un mese o un mese e mezzo e per cercare di risolverli sono stati effettuati almeno due interventi tecnici». A parlare è Gabriele Tadini, il capo servizio responsabile della funivia Stresa-Mottarone: anche per questo motivo, in seguito alle ammissioni degli altri fermati sul freno manomesso, è stato modificata l’ipotesi di reato ai danni dei finora tre indagati. Oltre all’omicidio colposo si è aggiunto l’articolo 437 del codice penale, che punisce con una condanna fino a 10 anni la rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, aggravate se da quel fatto deriva un disastro come purtroppo quello della funivia del Mottarone. Al di là di questo, resta il fatto per cui la rottura del cavo è stata il vero «innesco della tragedia. Ora si tratta di approfondire quanto accennato sui freni, abbiamo bisogno dell’intervento dei tecnici», conclude la procura di Verbania. Nel frattempo pare che l’altra cabina in funzione sulla funivia non aveva alcun forchettone, dunque in quel caso ala rottura del cavo il freno di emergenza sarebbe entrato normalmente in funzione.
TROVATO IL SECONDO FORCHETTONE NEI BOSCHI
Tre i fermi finora, con la Procura di Verbania che chiederà la convalida dell’arresto, mentre presto potrebbero esserci altri indagati sulla strage della funivia: ambienti legali hanno riferito all’Agenzia ANSA che si starebbe valutando la posizione di altre persone anche in vista della consulenza tecnica che verrà disposta con la forma dell’accertamento irripetibile.
«Non è stata la scelta di un singolo, ma condivisa e non limitata a quel giorno. E’ stata una scelta legata a superare problemi che avrebbero dovuto essere risolti con interventi più decisivi e radicali invece che con telefonate volanti», ha spiegato la procuratrice Bossi. Di contro, l’avvocato dell’ingegner Perocchio fa sapere all’ANSA che il suo assistito non ha svolto alcuna confessione nell’interrogatorio di questa notte: «In qualità di avvocato difensore dell’ingegner Enrico Perocchio, fermato questa notte, preciso che, allo stato attuale, il direttore d’esercizio dell’impianto non è ancora stato sentito dall’autorità giudiziaria né ha rilasciato alcuna dichiarazione». Tra le ultime novità delle indagini sulla strage di Stresa, gli inquirenti hanno rinvenuto nei boschi sottostanti al Mottarone il secondo “forchettone” applicato sulla cabina precipitata: «Non sono in grado di dire se in maniera costante o solo quando c’erano difetti di funzionamento: sicuramente domenica non era la prima volta, questo lo hanno ammesso», ha spiegato ancora la pm Olimpia Bossi. Buone notizie invece dal fronte sanitario, con le condizioni di salute del piccolo Eitan Biran – l’unico sopravvissuto della tragedia – in netto miglioramento: è stato estubato nel reparto di Rianimazione del Regina Margherita di Torino e proseguirà il lento risveglio accompagnato da nonni paterni, zia e una psicologa. (agg. di Niccolò Magnani)
“LA STRAGE POTEVA ESSERE EVITATA”
In merito ai tre fermi dopo la tragedia della funivia Stresa-Mottarone, la trasmissione di Rai Uno “Storie Italiane” ha intercettato i carabinieri intervenuti sul posto, i quali hanno dapprima ringraziato la protezione civile e il soccorso alpino, che stanno fornendo un contributo indispensabile. In questi minuti le forze dell’ordine stanno andando a cercare il secondo componente del forchettone di cui tutti parlano. “Abbiamo appurato che, se non ci fosse stato quel dispositivo, i freni sarebbero entrati in funzione e il meccanismo frenante si sarebbe innescato. Purtroppo c’era e ieri abbiamo chiarito che il personale che poi abbiamo fermato stanotte fosse consapevole del fatto che ci fosse”.
Il freno d’emergenza sarebbe stato quindi volontariamente manomesso per evitare il blocco dell’impianto e garantirne la continuità. L’ipotesi è agghiacciante, ma nel giorno antecedente alla tragedia sarebbero emerse già alcune problematiche, nonostante le quali si sarebbe deciso di andare avanti e di correre il rischio con il forchettone. (aggiornamento di Alessandro Nidi)
FUNIVIA STRESA-MOTTARONE, 3 FERMI: I NOMI
I nomi dei tre fermi per la strage della funivia sono Luigi Nerini, proprietario della Ferrovie del Mottarone; Enrico Perocchio, il direttore dell’esercizio; Gabriele Tadini, il capo servizio dell’impianto di risalita sul Mottarone. La svolta sulle indagini dopo gli interrogatori di ieri, con «gravi indizi di colpevolezza»: gli inquirenti di Verbania hanno fatto sapere che vi è stato «un gesto materialmente consapevole dettato da ragioni economiche. L’impianto avrebbe dovuto restare fermo». Sgomenta la sindaca di Stresa dopo aver ricevuto le novità di indagine direttamente dal procuratore e dai media questa mattina: «Sono sgomenta. Se queste persone veramente hanno agito come si legge questa mattina è una cosa che lascia attoniti», spiega all’Adnkronos Marcella Severino, «E’ incredibile che uno si prenda questa responsabilità sulla sicurezza, che sia da monito a chiunque gestisce questi impianti: mai, mai essere superficiali sulla sicurezza». Il pensiero della sindaca, dopo i complimenti al procuratore capo per l’efficienza nelle indagini, va ai lavoratori della funivia del Mottarone: «sono tante famiglie e rimarranno verosimilmente senza lavoro e di questo – ha concluso all’Adn – non ne parla ancora nessuno». (agg. di Niccolò Magnani)
MOTTARONE, CLAMOROSE NOVITÀ SULLE INDAGINI
Svolta nella notte in merito all’indagine circa il crollo della funivia Stresa-Mottarone avvenuto nella giornata di domenica e che ha portato alla morte di 14 persone e al ferimento grave di un bambino di 5 anni. Nella notte appena passata sono state fermate tre persone da parte della procura di Verbania, come riferisce l’edizione online di Tgcom24.it, fra cui Luigi Nerini, il proprietario della società che gestisce l’impianto. Oltre a lui anche l’ingegnere direttore del servizio e un altro dipendente. Stando a quanto raccolto dagli inquirenti “la cabina presentava il sistema di emergenza dei freni manomesso”, e pare che i tre abbiamo già ammesso le proprie responsabilità. Una svolta clamorosa quindi, non un problema tecnico o un guasto, bensì un intervento umano voluto.
“Il freno non è stato attivato volontariamente? Sì, sì, lo hanno ammesso”, ha spiegato il tenente colonnello Alberto Cicognani, comandante provinciale dei carabinieri di Verbania, interpellato dai microfoni del programma Buongiorno Regione su Rai Tre. “C’erano malfunzionamenti nella funivia – ha proseguito il militare dell’Arma – è stata chiamata la manutenzione, che non ha risolto il problema, o lo ha risolto solo in parte. Per evitare ulteriori interruzioni del servizio, hanno scelto di lasciare la ‘forchetta’, che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione”. Gli interrogatori sono andati avanti per tutta la notte e si sono conclusi attorno alle 4:00 di notte, e al termine degli stessi sono emersi “gravi indizi di colpevolezza”.
STRAGE FUNIVIA STRESA, 3 PERSONE FERMATE: “LASCIATO APPOSITAMENTE IL FORCHETTONE”
Gli inquirenti, come si legge su TgCom24.it sono convinti che sia stato “un gesto materialmente consapevole – le parole di Olimpia Bossi, procuratore della repubblica di Verbania – dettato da ragioni economiche. L’impianto avrebbe dovuto restare fermo”, aggiungendo che sulla cabina della funivia precipitata è stato inserito il “forchettone”, un dispositivo che permette di disattivare il freno e che non è stato rimosso. Il divaricatore che tiene le ganasce dei freni distanti, e che doveva bloccare il cavo portante nel caso si fosse rotto quello trainante, come appunto avvenuto domenica, non è stato rimosso per “evitare disservizi e blocchi della funivia. Il sistema presentava delle anomalie e avrebbe necessitato un intervento più radicale con un blocco se non prolungato consistente”. Dopo i fermi è cambiata anche l’ipotesi di reato, e all’omicidio colposo si è aggiunto l‘articolo 437, rimozione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, aggravate se da quel fatto deriva un disastro. Nelle prossime ore è attesa la convalida del fermo dei tre e l’applicazione di una misura cautelare, forse i domiciliari se non il carcere.