Anche il Mozambico sta cadendo preda della furia jihadista, che ormai invade sempre più paesi africani, dal Sahara fino alla Somalia e la costa est. Nel paese ex colonia portoghese le violenze sono cominciate circa tre anni fa e sono via via aumentate. L’ultimo attacco, accaduto nella giornata di ieri nel villaggio di Mutande, è stato particolarmente violento e brutale. Oltre 50 persone sono state decapitate e fatte a pezzi dopo essere state radunate in un campo di calcio. I jihadisti hanno catturato parecchie persone che erano fuggite dal villaggio dopo l’attacco e trascinate nel campo diventato di esecuzione. Nel nord del paese, a partire dal 2017 le milizie islamiche hanno occupato ampie zone dove si trovano giacimenti di gas, a Cabo Delgado.



LA TELEFONATA DEL PAPA

Le forze militari nazionali non sono ancora riusciti a cacciarli,  per liberare Mocimboa da Praia e il porto, strategico per i giacimenti di gas. Sessanta chilometri a nord si trovano gli impianti di ENI, ExxonMobil e Total difesi militarmente. La violenza jihadista dei gruppi di Al Sunna wa-Jama, ora affiliata all’ISIS, ha portato morte e distruzione. Dall’ottobre 2017, secondo dati dell’ong ACLED, ci sono stati oltre 1.300 morti e 250 mila sfollati, in continuo aumento. Lo scorso mese di ottobre anche papa Francesco, preoccupato per la situazione a telefonato al vescovo di Pempba capoluogo della provincia dove sono concentrati la maggior parte degli sfollati:  ”Seguo gli eventi della vostra provincia con grande preoccupazione” – ha detto il pontefice. “Non esitate a chiedere se c’è qualcos’altro che posso fare”.

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