Il caso – ancora tutto scrivere, fuorché nella sua introduzione – della strage Paderno Dugnano è tornato protagonista della diretta del programma Porta a Porta che ha ripercorso le tappe di questa (terribile) vicenda, ascoltando anche il legale del killer reo confesso e la zia, sorella di una delle tre vittime: partendo dal principio si ricorderà che nel comune alle porte di Milano nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre hanno perso la vita – con un totale di 68 coltellateFabio Chiarioni, la moglie Daniela Albano e il 12enne Lorenzo; uccisi in una follia omicida dal figlio maggiore 17enne che ha confessato il terribile gesto nelle ore immediatamente successive.



Attualmente il 17enne killer di Paderno Dugnano si trova nel carcere minorile Beccaria di Milano dove attende il processo a suo carico che si aprirà nei prossimi mesi; mentre il legale che lo assiste – Amedeo Rizza – ai microfoni di Porta a Porta ha ribadito per l’ennesima volta che “attualmente non abbiamo una spiegazione” per l’accaduto: dal conto suo – quasi naturalmente – sostiene di aver richiesto “una perizia psichiatrica“, sottolineando che il suo assistito “prova molto dolore” per il gesto compiuto e – quasi a scagionarlo dalla premeditazione – “dice che se avesse riflettuto non l’avrebbe fatto“.



La zia del killer 17enne di Paderno Dugnano: “In casa non c’erano mai stati litigi, andavano tutti molto d’accordo”

A credere – pur non dicendolo direttamente – che dietro alla strage Paderno Dugnano ci sia stata una qualche inspiegabile follia omicida è anche la zia del 17enne, sorella di Daniela Albano che assieme al nonno ha deciso di non abbandonarlo al suo destino continuando a fargli visita frequentemente in carcere: la forza per stare vicino al nipote – spiega a Porta a Porta – “è stata una reazione istintiva” stimolata anche dalle “parole di Don Claudio Burgio, il parroco del Beccaria, che parla del perdono come di un atto d’amore assolutamente gratuito” e che non necessariamente include “l’oblio” per le colpe del perdonato.



Soffermandosi sulla figura del 17enne che a Paderno Dugnano si è reimprovvisato killer, la zia ci tiene a descriverlo come “un ragazzo d’oro, bravo a scuola, sportivo, sempre molto molto educato, molto dolce, quasi perfetto” e che – soprattutto – “mai aveva dato alcun segnale di allarme“, tanto che dentro casa “l’atmosfera era sempre positiva e non c’erano mai conflitti” di alcun tipo: anche a loro le ragioni dietro alla strage di Paderno Dugnano restano ignote – seppur confessi che “forse non [le] stiamo neppure cercando” -, mentre preferisce evitare di parlare di come stia il ragazzo visto che “ai nostri occhi stava bene anche prima e a questo punto non possiamo saperlo” con certezza.