Anche Roberto Zorzi a processo per la strage di piazza della Loggia. Dopo Marco Toffaloni, anche Zorzi, che vive in Usa, è accusato di aver avuto un ruolo operativo nella strage, di essere stato l’esecutore materiale con l’altro imputato in un procedimento parallelo. Quindi, è stato rinviato a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare del tribunale di Brescia. Il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli, davanti alla Corte d’Assise, ha ricostruito il capo d’imputazione, spiegando il ruolo che avrebbe avuto l’allora 20enne di estrema destra, ora titolare di un allevamento di dobermann chiamato “Il littorio”, nell’esplosione che il 28 maggio 1974 uccise 8 persone e ne ferì 102.
Ex marmista, soprannominato “il marcantonio” per la sua stazza, Roberto Zorzi nel 1974 faceva parte di “Anno Zero” che seguiva le orme di Ordine Nuovo. Il pm e i legali di parte civile hanno confutato la tesi della difesa, cioè che Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, rispettivamente leader di Ordine Nuovo nel Triveneto e informatore del Sid, e unici due condannati definitivamente per la strage di piazza della Loggia, non si sarebbero “abbassati” a farla eseguire a due ragazzi di basso livello nelle gerarchie dell’eversione nera.
STRAGE PIAZZA DELLA LOGGIA, MILANI “PROCESSO ZORZI MOLTO IMPORTANTE”
Per l’accusa, invece, Roberto Zorzi e Marco Toffaloni vennero scelti proprio per il profilo modesto e per non destare sospesi nella piazza “vigilata” e in una prospettiva di “stratificazione dei ruoli in un’organizzazione così complessa“. Il rinvio a giudizio, come riportato da Repubblica, è stato deciso dopo una lunga sospensione dell’udienza preliminare per dirimere la questione della costituzione di parte civile della Presidenza del Consiglio, prima esclusa e poi “rientrata”, dopo pronuncia della Cassazione. Secondo Manlio Milani, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di piazza della Loggia, la decisione del rinvio a giudizio di Roberto Zorzi è “estremamente importante non per la ricerca del colpevole ma per la comprensione della storia del Paese e di eventuali altre coperture“.
Si tratta di un passaggio “indispensabile per un confronto che serva ad ampliare la conoscenza di quello che è avvenuto ed evidenzia la volontà di non lasciar cadere nulla“. Per Milani, questo processo avrà “un grande valore per capire il contesto su come andarono le cose e su ulteriore coperture“. Il riferimento è alla condanna di Maggi e Tramonte, che parlò di “malavita istituzionale“, quindi ai depistaggi da parte di apparati dello Stato descritti da quella sentenza definitiva. Ma Milani auspica che vada a processo anche Marco Toffaloni, su cui deve esprimersi il Tribunale dei minori visto che si è tornati al punto di partenza a causa di un errore di notifica dell’udienza preliminare.