Alessandro Bianco era una delle vittime della terribile strage di Suviana del 9 aprile scorso (7 i morti in totale). In collegamento con Storie Italiane la famiglia del ragazzo morto nella centrale idroelettrica. “Le parole contano poco – dice il papà Daniele visibilmente commosso – non mi sento di dire grandi cose, la tragedia è ancora presente nei nostri cuori, in tutta la famiglia. La famiglia di andrea attende una risposta dalle indagini in corso dalla procura di Bologna per capire effettivamente cosa sia successo ed avere anche giustizia, questo chiedo anche a nome di tutta la famiglia”. Sara, la moglie di Alessandro Bianco, aggiunge: “Lui era un ragazzo con tante doti, capacità e possibilità, ci aspettiamo che si capisca almeno perchè”.
Riccardo Bocca in studio a Storie Italiane, sottolinea: “Dobbiamo trovare la verità con la V maiuscola, il lavoro è un diritto ma deve esserlo altrettanto la sicurezza, non è un peso, non è un’aggiunta ne un qualcosa a cui ricorrere in termini ultimi, perchè si deve fare… è un principio democratico fondamentale. Ci troviamo sempre a leggere ricostruzioni che aprono i soliti scenari: la logica del risparmio, la difficoltà di gestione di impianti che agiscono all’interno di contesti pericolosi, appalti e subappalti, i lavoratori devono muoversi all’interno di garanzie e tutele che devono fare parte dell’ordinario. Dobbiamo ricordarci che chi lavora ha il dovere di dare garanzie e chi lavora ha il diritto di essere tutelato”.
ALESSANDRO BIANCO, VITTIMA STRAGE DI SUVIANA, IL PAPA’: “MA DOV’ERA LA SICUREZZA?”
Daniele, il papà di Alessandro Bianco, ha ripreso la parola dicendo: “Si parla tanto di sicurezza, di investire, ma questo non era lavoro nero ne subappalti, sono società grosse, dove è l’investimento della sicurezza? Questi collaudi non si potevano fare da remoto? Oggi c’è tanta tecnologia, non si potevano mettere in sicurezza questi valorosi tecnici tutti iper specializzati? La sicurezza e l’investimento dove è? Questo mi chiedo da ignorante in materia”.