Morning News, in diretta stamane su Canale 5, è tornato a trattare il caso della strage di Brandizzo, il treno che ha travolto e ucciso cinque operai al lavoro sui binari, in provincia di Torino. Da quando sono scattate le indagini è purtroppo emerso un modus operandi che risulta essere tutt’altro che sicuro, quello del famoso “avvistamento a voce”. Si iniziava a lavorare prima del lasciapassare definitivo e a confermarlo è stato anche il cugino di Kevin Laganà, una delle cinque vittime di Brandizzo: “Io lavoravo con mio cugino – ha raccontato parlando ai microfoni di Morning News stamane – ero in squadra con lui, ma ero in ferie adesso”.



“Di andare sui binari ce lo dicevano spesso, – ha spiegato – ci dicevano di preparare la roba e fare i buchi, e un altro guardava il treno, ma non era una cosa normale. Il capo cantiere ci faceva fare i buchi, la preparazione, con la linea ancora attiva…”. Così invece un ex collega di Kevin, Antonio Veneziano, che conferma la tesi del lavoro a vista: “Si iniziava a lavorare anche se la linea non era interrotta, ormai lo sanno tutti, non c’è neanche da parlarne. C’era tanta amicizia era tutto alla buona. I corsi di sicurezza non li facciamo noi, li fa un’altra persona al tuo posto, tu firmi il foglio e basta”.



STRAGE TRENO BRANDIZZO, IL COMMENTO DI FULVIO GIULIANI

In studio il direttore de La Ragione, Fulvio Giuliani, commenta esterrefatto: “Si cosa mi lascia sconvolto? Quel ‘scappate’ mormorato in modo quasi autosarcastica (dice riferendosi al famoso video di Kevin sui binari ndr), come dire ‘si si dimmi di scappare, ma ti rendi conto come lavoriamo?’”.

“Prima dei video – ha proseguito Giuliani sulla strage di Brandizzo – ne avevamo parlato, la sensazione che fosse un’abitudine prima ancora di una consuetudine e adesso lo stiamo capendo tutti. Mi meraviglio? Si, mi voglio meravigliare. Le nostre leggi dal punto di vista teorico sono fra le migliori al mondo, ma le applichiamo? Poi dobbiamo trovare il modo di divincolare i corsi, come abbiamo sentito, accade negli uffici dove il rischio è relativo ma accade anche sui cantieri. Comunque la catena della responsabilità non si può fermare al tecnico”.