Secondo “il Domani”, quotidiano fondato da Carlo De Benedetti, la Procura di Firenze dopo 4 archiviazioni avrebbe raccolto nuovi elementi per indagare Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri come possibili “mandanti esterni dietro le stragi di mafia del 1992-1993 (bombe a Firenze, Roma e Milano). Secondo la doppia firma Attilio Bolzoni-Nello Trocchia, l’ex Premier e il suo ex fidato collaboratore in Fininvest e Pubblitalia sarebbero stati inseriti nel registro degli indagati “per concorso esterno in strage”.



Nell’infinita sequela di atti, processi, accuse e archiviazione tra “Stato” e “Cosa Nostra”, quest’ultima inchiesta sarebbe nata nel 2017 dopo i messaggi “obliqui” giunti dal carcere dal boss della Mafia Giuseppe Graviano, mentre discorreva con il compagno di cella Umberto Adinolfi: una forte intensità di attività investigative tra Firenze e la Sicilia negli ultimi giorni hanno portato il “Domani” a scrivere «inseguendo tracce lasciate dai soldi, il pretesto per indagare sui massacri».



LE INDAGINI ANCORA CONTRO BERLUSCONI

Gli elementi raccolti dalle fonti del quotidiano di De Benedetti sia alla Procura di Roma che in quella di Firenze, emerge come a breve potrebbe giungere la nuova “mannaia” dell’avviso di garanzia a Berlusconi e Dell’Utri (in carcere dopo condanna a 12 anni nel processo sulla presunta trattativa Stato-Mafia): sono tutte ricostruzioni ex post delle chiacchierate tra Graviano e il compagno di cella, con finora solo delle potenziali ipotesi di lettura di quelli strani e cifrati messaggi. «Lo volevano indagare… Berlusca mi ha chiesto questa cortesia.. per questo è stata l’urgenza», dice Graviano come a voler dire che le stragi sono avvenute per precisi intenti giunti addirittura dal leader di Forza Italia, e poi ancora «Lui voleva scendere, però in quel periodo c’erano i vecchi e lui mi ha detto ci vorrebbe una bella cosa».



Secondo i pm, citati dal Domani, si potrebbe intendere che lo scendere in politica presupponeva un “colpo di grazia”, ovvero una nuova strage per smuovere le acque sull’intricato e finora solo presunto asse Stato-Mafia. Quel colpo di grazia sarebbe poi stato confermato anche da un altro pentito, Gaspare Spatuzza, e da un terzo, Antonio Scarano: secondo le carte in mano alla Procura di Firenze – riporta ancora “il Domani” – «Spatuzza incontrò il 21 Giuseppe Graviano al bar Doney di Roma; in quegli stessi giorni, a Roma, c’era anche Dell’Utri, in attesa della convention nella quale sarebbe stata annunciata la nascita del partito di Forza Italia e la famosa “discesa in campo” di Berlusconi. Graviano dimora in una villa a Torvaianica, vicino alla capitale» e nella nuova indagine pare che anche Spatuzza e Scarano andarono a quell’incontro. Capire se ci sia stato, cosa si sarebbe detto e che cosa provocò in seguito è ora compito dell’atto finale dell’inchiesta. Secondo gli avvocati che assistono Berlusconi e Dell’Utri l’intera ricostruzione fatta è «del tutto infamante».