Esattamente 10 anni fa, il 22 luglio 2011, si registravano le due più efferate stragi ma avvenute in Norvegia, quella di Oslo prima e di Utoya poi, un massacro che portò ad un totale di 77 morti. Una decade fa veniva fatta esplodere una bomba nella capitale norvegese da parte dell’estremista di destra Anders Behring Breivik, che poi si recò presso l’isola di Utoya travestito da agente di polizia, dove uccise 69 persone con dei colpi d’arma da fuoco, tutti ragazzi che stavano partecipando ad un raduno del Partito laburista giovanile.
Per il decennale di quei tragici eventi, sarebbe dovuto essere eretto di fronte all’isola un memoriale caratterizzato da 77 colonne di bronzo, una per ogni vittima, che sarebbe stato poi illuminato dai raggi del sole. Peccato che il monumento progettato dagli architetti Manthey Kula non sia ancora stato completato, e di conseguenza non sono mancate le polemiche: “E’ davvero deludente – le parole riportate da RaiNews.it di Sindre Lysoe, sopravvissuta all’attacco e oggi alla guida della segreteria generale del Partito laburista giovanile – che molti sopravvissuti e familiari non abbiano un luogo dove andare. Non hanno un monumento nazionale al dolore di quel giorno”. Intanto il killer si trova praticamente a metà della sua pena, visto che la condanna è stata di 21 anni di carcere, la massima prevista in Norvegia in questi casi.
STRAGI DI UTOYA E OSLO DIECI ANNI FA: “MA BREIVIK NON HA ESPRESSO ALCUN RIMORSO”
Nel corso di questa decade Anders Behring Breivik (32enne all’epoca dei fatti), non si è mai pentito, e più volte ha fatto causa nei confronti dello Stato per via delle condizioni carcerarie, definite dallo stesso disumane. “Non ha avuto esaurimenti nervosi, non ha espresso alcun rimorso – disse il pubblico ministero Fredrik Sejersted nel corso di un’udienza del 2017 – è orgoglioso di quello che ha fatto. Semmai, stando a quanto abbiamo rilevato, è ancora più convinto delle sue posizioni di estrema destra”.
Durante quell’udienza, tristemente famosa, lo stesso Breivik si presentò facendo il saluto romano e dichiarando che i principi del Mein Kampf di Adolf Hitler “sono le uniche ragioni per cui sono in vita oggi”. In occasione dell’anniversario di quei fatti il premier norvegese Erna Solberg ha spiegato, durante una commemorazione, che l’odio non può “restare incontrastato”.