Sono ben due i “finali” che attendono gli amanti di Stranger Things. Il primo lo conosceranno alla fine del settimo episodio (il più lungo, circa un’ora e mezza) che conclude la prima parte della quarta stagione, disponibile su Netflix dal 27 maggio. Per il secondo dovremo tutti attendere il primo luglio, quando saranno trasmessi i due episodi che chiuderanno definitivamente una delle serie Tv più amata di sempre.



Sono passati tre anni da quando la banda di ragazzini di Hawinks, una tranquilla cittadina del Texas, guidata dalla piccola supereroe Undici ha respinto l’attacco alla città e sconfitto il mostro sfuggito dal laboratorio segreto del Governo americano, costruito a pochi chilometri di distanza. E i ragazzini ora sono alquanto cresciutelli. Le bambine sono diventate delle signorine e ormai adolescenti sono già consumate dai dubbi e dai sentimenti. I maschietti – come al solito – sono cresciuti decisamente un po’ di meno, ma anche loro sono nel pieno sviluppo e almeno fisicamente sono quasi degli adulti.



Per sottrarre Undici dall’eventuale vendetta del mostro e dalle minacce certe del FBI, che la ritiene responsabile dell’eccidio del supermercato, Joyce (la straordinaria Winona Ryder di Edward mani di forbici e di Autumn in New York) l’adotta e si trasferisce con tutta la sua famiglia in California. Qui tentano di rifarsi una vita, ma Undici ha nel frattempo perso tutti i suoi poteri e non è più in grado di reagire, né con i suoi compagni di scuola che la respingono, né quando viene seriamente bullizzata da alcune ragazze che la prendono di mira. Joyce non ha dimenticato Jim, il tenero e generoso poliziotto interpretato dall’attore caratterista David Harbour, che tutti credono morto nella carneficina. Infatti, Joyce un giorno riceve uno strano pacco-messaggio dalla Russia da cui ricava la conferma che Jim è ancora vivo e probabilmente è tenuto prigioniero in un lager sovietico in Siberia.



Nel frattempo ad Hawkins le cose stanno per ripiombare nel terrore più totale. Viene infatti ritrovata morta e orribilmente sfigurata in una casa-container fuori città Chrissy, una ragazza conosciuta e amata da tutti. Viene sospettato dell’omicidio Eddie, un ragazzo considerato un po’ svitato e che presiede l’Hellfire,  un club che organizza giochi di ruolo a tema Dungeons&Dragons. Del club fanno parte anche Dustin e Mike che riconoscono subito che i segni lasciati sul corpo della ragazza dimostrano che la creatura diabolica è tornata dal sotto-sopra, e che Eddie è innocente e ingiustamente accusato. Mentre le indagini girano a vuoto, altri due ragazzi perdono misteriosamente la vita, con le stesse modalità con cui è stata uccisa la ragazza.

Così, già dopo aver visto il primo episodio, siamo rientrati nel clima horror che avevamo conosciuto nelle stagioni precedenti. Grazie a una sapiente regia abbiamo potuto ricostituire tutti i passaggi e gli intrecci della trama di Stranger Things, riannodando i fili di una storia di cui forse si era persa memoria. I tre nuovi scenari (la California, la prigione in Siberia e Hawkins) da questo momento si scambieranno in continuazione la scena e le storie scorreranno in parallelo. Fino a quando, appunto, nel settimo episodio molte cose si chiariranno. Ma non tutte, e il gran finale che ci attende a luglio promette molto bene.

Il racconto di Stranger Things è completamente immerso negli anni ’80, che sembrano essere tornati decisamente di moda. E non solo per l’improvviso riesplodere del conflitto tra est e ovest, tra gli americani e i russi. Gli anni ’80 ritornano a essere una miniera inesauribile di fatti e oggetti che popolano la nostra memoria. Scavare in quegli anni significa un po’ scavare in noi stessi, risalire fino alle origini di tante cose che oggi abbiamo dimenticato o diamo per scontato: da internet ai computer, dal diritto alla diversità al rispetto per le donne, dalla creatività all’idea stessa di libertà. Stranger Things ha il pregio di tenere tutte queste cose insieme, tra citazioni colte e riferimenti alla cultura pop dominante in quegli anni, riscoprendo le nostre origini e chiarendo molti dei nostri ancestrali sensi di colpa.

Aldo Grasso sul Corriere si lamenta per la lunghezza degli episodi, per i fan è invece un tormento sapere che la serie finirà di qui a breve. Netflix sembra essere terrorizzata alla sola idea che essi possano abbandonare la piattaforma perché ormai privata del motivo principale per cui continuavano a pagare l’abbonamento. Quello che è certo é che Stranger Things ha fatto scuola, rimarrà per sempre una serie da ricordare, una di quelle a cui penseremo quando ci chiederanno a bruciapelo: “Dimmi 5 serie tv più belle di sempre”.

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