Una storica stretta di mano, la prima in assoluto per un presidente americano in Corea del Nord. E’ quella che si sono scambiati ieri Donald Trump e Kim Jong-un, nel villaggio di Panmunjom, nella zona demilitarizzata tra le due Coree. Trump ha attraversato da solo il confine intercoreano, commentando: “E’ un onore, mi sento benissimo”, mentre Kim gli andava incontro. “E’ un gesto che apre un nuovo futuro”, ha ricambiato il leader nordcoreano. Poi insieme hanno riattraversato il confine, tornando in Sud Corea, dove ad attenderli c’era il presidente di Seul, Moon Jae-in. Stati Uniti e Corea del Nord si preparano, dunque, a far ripartire i colloqui a livello operativo. A quali sviluppi assisteremo d’ora in avanti? Si raggiungerà finalmente un accordo, non solo sul nucleare? E come cambierà il quadro geopolitico nell’area? Lo abbiamo chiesto a Francesco Sisci, editorialista di Asia Times.
Donald Trump ha stretto la mano a Kim in territorio nordcoreano. E’ la prima volta che un presidente Usa mette piede in quel Paese. Che significato ha questo gesto?
Indica che c’è speranza davvero per progressi sul disarmo. Questo fatto è conseguenza diretta del mini-accordo, della tregua sulla guerra commerciale tra Usa e Cina conclusa nel vertice di Osaka. I presidenti americano Donald Trump e cinese Xi Jinping hanno trovato una soluzione temporanea, che per ora rinvia la guerra commerciale e raffredda le tensioni bilaterali su una serie di dossier che interessano entrambi, tra cui il primo, e tra i più delicati, è la Nord Corea. Ma questo ci deve far anche pensare che la soluzione definitiva non è stata ancora trovata e che la guerra commerciale potrebbe riesplodere e soprattutto le ricadute potrebbero tornare a influenzare la Nord Corea e altri dossier. Bisogna vedere come le cose evolveranno nei prossimi mesi.
Dopo il fallimento del summit in Vietnam a febbraio che cosa è cambiato nei rapporti tra Usa e Nord Corea?
La Cina è entrata in modo più netto nel dossier nordcoreano. Dopo tanti anni di assenza Xi ha compiuto una visita a Pyongyang, proprio pochi giorni prima dell’incontro a Osaka con Trump. Quindi il messaggio chiarissimo è che Xi ha regalato la Nord Corea a Trump come “dolcificante” per la tregua commerciale. Si ricordi che solo poche settimane fa l’America voleva un accordo complesso “tutto o niente” con la Cina e oggi Washington sembra invece avere cambiato atteggiamento. Ma anche per Pechino è sempre più chiaro che una guerra commerciale non si limiterebbe solo all’import/export, ma sarebbe di fatto uno scontro molto più ampio, e magari includerebbe anche Hong Kong, dove la situazione continua a essere tesa.
Come reagirà, quindi, la Cina a questa stretta di mano storica fra Trump e Kim?
Bene, vista che l’ha procurata.
“Nelle prossime settimane – ha detto Trump – designeremo un team perché lavori a un accordo ad ampio raggio”. Significa che al centro dei colloqui non ci sarà solo il nucleare?
Non so a cosa lavoreranno, ma da sempre Pyongyang ha chiesto di smantellare il nucleare in cambio di piene relazioni diplomatiche, cosa che aprirebbe prospettive completamente diverse per la Nord Corea e per tutta l’Asia.
Trump ha invitato Kim negli Stati Uniti. Il viaggio si farà o i rapporti tra i due Paesi continueranno a essere caratterizzati da “stop & go” come negli ultimi mesi?
Tutto dipenderà da come evolveranno nei prossimi mesi i rapporti tra Usa e Cina.
Papa Francesco ha salutato l’evento all’Angelus, dicendo che è “un buon esempio di cultura dell’incontro”. Potrebbe cambiare qualcosa anche per i cattolici in Nord Corea?
Mah, chissà se ci sono davvero ancora cattolici in Nord Corea. In ogni caso sarebbero forse poche migliaia. Credo che il loro destino, purtroppo, sarà l’ultima delle preoccupazioni in questa situazione così delicata.
(Marco Biscella)