Nessun controllo su Pasquale Striano, che anzi veniva elogiato da Federico Cafiero de Raho per riservatezza e lealtà. Ad evidenziarlo è Michele Carbone, direttore della Direzione investigativa antimafia (Dia) sentito ieri in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia sul caso dossieraggi che vede indagati dalla procura di Perugia il finanziere e il magistrato Antonio Laudati. «Pasquale Striano era il “primario” dell’antiriciclaggio. Poi il fatto di stare dal 2015 al 2023 a contatto con magistrati ed essere considerato un elemento indispensabile… si è creato un “mostro”», le parole di Carbone riportate dal Messaggero. Dalle sue dichiarazioni emerge che il finanziere aveva le password di accesso a tutte le banche dati sensibili italiane. Inoltre, è stato elogiato per le sue «notevoli doti di riservatezza e lealtà» e per la sua condotta morale definita «irreprensibile».
I documenti con cui l’allora procuratore della Direzione nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho metteva in evidenza le qualità di Striano risalgono al 2018-2019. Ora suscitano a dir poco imbarazzo, visto che a Striano vengono contestati oltre 800 accessi abusivi a banche dati “sensibili”, come quella delle segnalazioni per operazioni sospette (Sos). «Per attività di servizio svolte presso la Direzione investigativa antimafia sono state attribuite al luogotenente otto ricompense morali, quattro elogi e quattro encomi semplici, di cui uno per l’operazione Breakfast», riferisce Carbone.
CARBONE (DIA) “GLI ALERT NON HANNO FUNZIONATO”
In una nota del 15 febbraio 2019 l’allora procuratore della Dna Federico Cafiero de Raho evidenziava che Pasquale Striano «ha svolto un ruolo fondamentale nell’ambito delle attività pre-investigative a contrasto della criminalità organizzata, permettendo allo stesso procuratore nazionale antimafia di esercitare in pieno le funzioni di coordinamento e di impulso demandategli dalla legge». Su alcuni di questi atti di impulso, redatti da Laudati e Striano, c’è ora l’ombra dell’abuso d’ufficio. Ma cinque anni fa Cafiero de Raho, ora deputato M5s, non nutriva dubbi sul finanziere, di cui sottolineava «altissimo senso del dovere e della disciplina». Inoltre, lo riteneva «moralmente irreprensibile, leale e rispettoso», dal rendimento «costantemente elevato e di eccellente livello». Tutte ragioni per le quali lo riteneva «meritevole di vivissimo apprezzamento, convinta e incondizionata lode».
Per Michele Carbone «evidentemente se siamo in questa situazione gli alert non hanno funzionato». Il leader della Direzione nazionale antimafia ritiene che probabilmente andavano fissate «regole di ingaggio, regole di natura prudenziale». Pertanto, Striano sarebbe stato lasciato troppo libero di agire senza controlli. «Io credo che c’è un principio in ambito militare: ordine, esecuzione e rapporto. Non so se questo principio Laudati lo abbia applicato. Né so se dietro Striano ci fosse una rete, lo diranno le indagini. L’auspicio è che la vicenda non incida negativamente sulla virtuosità riconosciuta al nostro sistema antiriciclaggio», la conclusione di Carbone.