Prosegue la battaglia di Striscia la notizia contro il canone Rai e le differenze che l’azienda di viale Mazzini fa tra piccoli e grandi spettatori. Nella puntata di giovedì 21 ottobre il programma di Antonio Ricci torna a far luce sulla tassa spigolosa che nel corso degli anni in tanti non hanno pagato ed oggi invece sono costretti a pagare, tra bollette rincarate e soldi che nel quotidiano non sempre tutte le famiglie riescono a mettere da parte per far fronte a pagamenti sempre più impegnativi.



Nella rubrica “Rai Scoglio 24”, ideata dall’inviato Pinuccio per informare sugli sprechi della Rai, Striscia torna ad occuparsi del canone Rai che il nuovo ad Carlo Fuortes vorrebbe far pagare anche a chi guarda la televisione su telefonini e tablet. La denuncia del programma è sempre la stessa: la Rai si prende gioco dei piccoli consumatori lasciando invece in pace le grandi aziende. Come riferito dal programma infatti grandi catene di distribuzione alimentare e non, stazioni ferroviarie, banche, assicurazioni, pure alcuni aeroporti: aziende con fatturati di miliardi e miliardi di euro che, però, si rifiutano di pagare il canone.



Striscia vs Rai e canone: la denuncia

Quello che ha fatto storcere ancora di più il naso di Striscia la notizia e del suo inviato Pinuccio è la decisione da parte dell’amministratore delegato Rai Carlo Fuortes di proporre l’ampliamento del perimetro di applicazione del canone ai device multimediali. Che significa? Secondo il dirigente di viale Mazzini il canone dovrebbe essere pagato anche da chi guarda in streaming le piattaforme Rai. La mossa sarebbe conseguente alle perdite registrare negli ultimi mesi che però, come sottolineato da Striscia, se anche le grandi aziende versassero almeno la metà del canone speciale, nelle tasche della Rai pioverebbero circa 60 milioni, per incassare un totale di 150 milioni di euro l’anno.



Ascoltato in commissione di Vigilanza Rai, Fuortes ha denunciato la criticità della situazione finanziaria della tv di Stato, alla quale mancano oltre 15 milioni di euro in parte già nelle casse delle compagnie elettriche. L’ex direttore canone e beni artistici della tv pubblica Nicola Sinisi nell’audizione in Vigilanza del 22 giugno 2021 aveva ricordato: “Se la Rai non guarda alle aziende elettriche commette un errore micidiale. Parliamo di cifre importanti in cui i ritardi di riversamento sono sistemici”.