Mentre questa sera docenti e studenti universitari si ritroveranno per un flash mob in Piazza Maggiore a Bologna in suo onore, le vicende di Patrick George Zaky si fanno sempre più confuse sull’asse Italia-Egitto: le autorità de Il Cairo, dopo il caso Regeni, tornano a “dialogare” con il nostro Paese lanciando però una dura reprimenda in merito a quanto raccontato nelle scorse ore. «Non corrisponde al vero quanto circolato sui social circa l’arresto di un italiano chiamato Patrick. La persona in questione e’ di nazionalita’ egiziana e il suo nome completo e’ Patrick George Michel Zaki Soleyman ed e’ stato fermato in esecuzione di un mandato di cattura emesso dalla procura generale. E’ stato portato davanti alla procura che ha deciso il suo fermo per 15 giorni in attesa delle indagini», spiega il Ministero degli Interni egiziano. Mentre il Pd e il Ministro degli Esteri Di Maio si attivano per riattivare i canali diplomatici con l’Egitto e capire meglio cosa stia succedendo, il portavoce di Amnesty Internazionale Riccardo Noury crede alla possibile versione di torture con elettrochoc come avvenuto con Giulio Regeni «è un attivista a tutto tondo» con interessi specifici nella giustizia per le persone Lgbt e nell’identità di genere. Un profilo che il giovane aveva deciso di approfondire con un master internazionale in Italia, all’Università di Bologna». Secondo la ong egiziana Eipr Zaky sarebbe stato picchiato, sottoposto a elettroshock, minacciato e interrogato sul suo lavoro e sul suo attivismo: al momento mancano le conferme anche se il caos tra Il Cairo, Roma e Bologna sembra essersi di nuovo riattivato dopo la triste e mai risolta vicenda Regeni. (agg. di Niccolò Magnani)



ZAKY TORTURATO COME REGENI?

Patrick George Zaky, studente, attivista e ricercatore egiziano di 27 anni, da alcuni mesi impegnato in un master in Studi di genere all’università di Bologna, è stato arrestato giovedì scorso all’aeroporto del Cairo, in Egitto. Come ha riferito Amnesty International all’Agenzia Dire, il giovane partito dal capoluogo emiliano per trascorrere un breve periodo di vacanza nella sua città natale, Mansoura, è stato preso in custodia dalla polizia egiziana non appena atterrato al Cairo. Su di lui, da quanto si apprende, era stato spiccato un mandato di cattura nel 2019, di cui Patrick George Zaky ignorava a quanto pare l’esistenza. Le fonti emiliane e al Cairo consultate da Amnesty International non sono state in grado di risalire ai capi d’accusa contestati dalle autorità egiziane allo studente dell’Università di Bologna.



STUDENTE UNIVERSITA’ BOLOGNA ARRESTATO AL CAIRO

La notizia dell’arresto di Patrick George Zaky è stata confermata La notizia è stata confermata sui social network anche dall’associazione locale Egyptian Initiative for Personal Rights (Eipr), con cui il ragazzo collaborava. Le notizie provenienti dall’Egitto non sono per niente rassicuranti: il 27enne infatti durante l’interrogatorio potrebbe essere stato torturato, subendo tra le altre cose anche l’elettroshock. Nel 2018, contattato dall’agenzia Dire, Patrick George Zaky aveva dichiarato: “L’Egitto non è affatto un Paese stabile, né dal punto di vista socio-economico né delle libertà fondamentali. La gente non trova lavoro, il costo della vita continua ad aumentare e il governo fa di tutto per limitare gli spazi del dissenso”. L’associazione con cui il giovane collabora “si batte per i nostri attivisti, ma anche per Giulio Regeni“. Riccardo Noury, portavoce di Amnesty, nel frattempo ha commentato: “Condanniamo l’arresto di un attivista per i diritti umani, che ora rischia un periodo di lunga detenzione e torture”.

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