Un gruppo di studentesse afghane, iscritte all’Università La Sapienza di Roma, sono rimaste bloccate a Kabul a seguito della presa del potere dei talebani. Alcune di loro sono nascoste nelle rispettive case, altre hanno tentato invano la fuga. Tutte stanno vivendo nel terrore di essere uccise e, per questa ragione, hanno lanciato un appello all’Italia affinché le aiuti a lasciare il Paese.
La lettera delle studentesse al Governo italiano è stata pubblicata tra le pagine del quotidiano La Stampa. Un grido d’aiuto affinché qualcuno permetta loro di scappare. “Siamo un gruppo sociale vulnerabile in questo paese martoriato e abbiamo urgente bisogno di aiuto per salvare le nostre vite da questa situazione di immediato pericolo. Abbiamo bisogno della speranza per continuare la vita”, si legge. La notizia della presa dell’aeroporto di Kabul da parte dei talebani non ha fatto altro che incrementare la paura. “Ho un nodo alla gola che mi sta soffocando. Mi chiedevo se ci sarà qualcuno che possa leggere queste righe dal mio cuore spezzato e aiutarci a uscire da questa città sofferente prima che ci seppelliscano con tutti i nostri sogni”, scrive una delle ragazze. Un’altra, nei giorni scorsi, ha tentato di fuggire, ma è stata bloccata: “Mi hanno colpito alla schiena con un tubo ma ho resistito”. Poi l’esplosione. “Si è fatto buio ovunque, sono scappati tutti”, racconta.
Studentesse La Sapienza bloccate a Kabul: l’impegno dell’Italia
Cristina Messa si sta occupando in prima persona delle studentesse de La Sapienza bloccate a Kabul. La ministra dell’Università e della Ricerca ne ha parlato ai microfoni di Buongiorno, su Sky TG24. “Le ragazze sono state divise in gruppi e affidate in situazioni protette in più case, stanno girando, per evitare di essere identificate. La situazione in questo momento è protetta, però bisogna correre. C’è un intensissimo scambio tra i tre ministeri coinvolti e l’università Sapienza. Prevedere il futuro è difficile, ma stiamo veramente facendo di tutto”, ha detto.
Il Governo italiano ha stilato, in tal senso, una lista delle studentesse che corrono maggiori rischi e che dunque hanno la priorità per l’espatrio. È, tuttavia, una corsa contro il tempo. I talebani, infatti, hanno già sotto controllo una parte dell’aeroporto di Kabul. “Bisogna capire se si riesce ancora con qualche volo, altrimenti via terra. Si può lavorare con Francia e Inghilterra in modo particolare, la Difesa e gli Esteri stanno lavorando per questo”, ha spiegato la ministra Cristina Messa. Il rischio, intanto, è che i nomi arrivino proprio agli esponenti dell’Emirato islamico e che quindi le ragazze vengano perseguitate.