L’assistenza agli studenti disabili può essere garantita solo dai Comuni che hanno le risorse economiche necessarie: lo stabilisce il Consiglio di Stato, la cui decisione del 12 agosto sta facendo discutere. Tra le associazioni è scoppiata la rivolta, in quanto il principale tribunale amministrativo italiano di fatto ammette che i diritti degli studenti disabili sono subordinati alla compatibilità di bilancio del Comune in cui vivono. Infatti, è stato respinto l’appello di una coppia di genitori a cui era stato già dato torto dal Tar dell’Emilia-Romagna. La loro iniziativa giudiziaria nasceva dalla decisione del loro Comune di ridurre da 13 a 7 le ore di assistenza al figlio. Il motivo? La spiegazione è stata: «Esigenze finanziarie».



Come rimarcato dal Fatto Quotidiano, queste ore sono diverse da quelle di sostegno. Queste ultime sono garantite e assegnate dalla scuola, quindi il presidente, in virtù del Piano educativo individualizzato (Pei), manda all’ufficio scolastico regionale la richiesta totale di posti di sostegno, così che vengano assegnate le risorse. Invece, le ore di assistenza per l’autonomia, quelle su cui verte questa vicenda, completano le prime, ma vengono svolte da educatori pagati dai Comuni.



CONSIGLIO DI STATO CONFERMA DECISIONE DEL TAR

Il Tar dell’Emilia Romagna nel 2023 aveva respinto il ricorso dei genitori dell’alunno disabile sostenendo che le ore di assistenza educativa non erano vincolanti rispetto a quelle di sostegno. Il Consiglio di Stato, quindi, ha confermato questa decisione, precisando che il Pei «si limita a formulare motivate proposte e non già determinazioni conclusive», quindi spetta al Comune l’ultima parola. Ma soprattutto si sottolinea che le prestazioni possono risentire del limite complessivo delle risorse a disposizione.

ASSISTENZA A STUDENTI DISABILI, ASSOCIAZIONI PROTESTANO

La Federazione italiana per il superamento dell’handicap giudica la sentenza un affronto non solo per gli studenti disabili, ma anche per la giurisprudenza consolidata, visto che nel 2017 era stata riconosciuta, nella determinazione del Pei, dell’autorità esclusiva del gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (Glo), costituito da docenti contitolari o dal consiglio di classe. Per Vincenzo Falabella, numero uno della Fish, la decisione del Consiglio di Stato evidenzia «gravi incongruenze», motivo per il quale auspica la convocazione di una riunione generale dello stesso organismo «affinché sia adottato un orientamento coerente e rispettoso dei diritti degli studenti con disabilità, che non possono e non devono essere soggetti a interpretazioni riduttive o condizionamenti di natura economica».



Dello stesso parere è Adriana Bizzarri, che è la responsabile scuola di Cittadinanza Attiva, che auspica un parere diverso dalle sezioni congiunte, mentre Antonio Affinita, dg del Movimento italiano genitori, invita ad abbattere le disparità sociali. Attoniti anche i “Genitori democratici” che tramite Laura Trocchia evidenziano al Fatto che così non viene solo sacrificato il diritto allo studio degli studenti disabili, ma anche a quello dell’inclusione sociale.