Da sempre impegnato nel dimostrare la fallacia degli studi sul clima, il professore esperto in chimica e fisica Franco Battaglia ha pubblicato un’interessante riflessione sulle pagine del quotidiano La Verità che mira a confutare (ancora una volta) le metodologie della “società di mutua ammirazione” – che chiama “cricca” – impegnata nel dimostrare “la responsabilità umana del cambiamento climatico osservato negli ultimi decenni”.



Una cricca – appunto – “attiva, da un lato, nell’impedire che sia pubblicato qualunque risultato di ricerca – bollato come ‘negazionista‘ – che metta in dubbio [le loro] convinzioni; e, dall’altro, nel favorire la pubblicazione di qualunque articolo (..) che ribadisca la responsabilità umana” anche se profondamente errato o oggetto di fortissime lacune metodologiche; il tutto “facendosi forza della presunta abbondanza (..) delle loro pubblicazioni, che avrebbero superato il vaglio dei cosiddetti ‘referee’, e della scarsità delle pubblicazioni dei loro colleghi ‘negazonisti'”.



Un metodo (pare evidente) piuttosto intricato ed autoreferenziale – secondo Battaglia addirittura “corrotto” – e che non può prescindere da una spiegazione approfondita del “processo (..) di pubblicazione degli articoli ‘scientifici'” che parte da un autore che invia “una ricerca condotta secondo i canoni del metodo scientifico” ad una rivista che – a sua volta – lo invia “ad alcuni ‘esperti’ del settore” per chiedere il loro parere sui risultati.

Franco Battaglia spiega la (non) paritaria pubblicazione degli studi sul clima: “Approvati da una cricca autoreferenziale”

Così, gli studi sul clima inizialmente in fase di approvazione finiscono sui banchi dei già citati ‘referee‘ (ovvero gli esperti a cui faceva riferimento Battaglia) che a loro volta analizzano e studiano tesi e risultati per poi inviare “all’editore il proprio rapporto, che contiene commenti e si conclude raccomandando o la pubblicazione (..), o la non pubblicazione”; ma è interessante soffermarci più che altro sul metodo di selezione dei referee.



Battaglia – infatti – sottolinea che l’editore potrebbe “dopo una breve lettura (..) inviare l’opera per il controllo” a qualcuno che conosce e che sa essere esperto nel campo in questione; oppure – in assenza di esperti a portata di mano – ricava dei “validi suggerimenti (..) dalla bibliografia” scegliendo (in altre parole) “tra gli autori citati in bibliografia”. L’effetto – forse ovvio, forse no – è che gli appartenenti “alla cricca si citano a vicenda cosicché i referee appartengano” al loro gruppetto e riescano a fari accettare “gli articoli per la pubblicazione, spesso senza neanche essere letti“.

Contestualmente, mentre gli studi sul clima della cricca vengono approvati a mani basse e senza la cosiddetta ‘revisione paritaria‘, dall’altra parte della barricata “se qualche collega provasse a inviare un articolo che confuti le affermazioni della cricca, finirà per citare i loro lavori” finendo quasi inevitabilmente per farli scegliere “quali referee” con l’esito (questa volta, ovvio) di vedersi cestinato il loro articolo.