Il coronavirus circolava in Italia da agosto 2019? Lo studio dell’Istituto Tumori di Milano è diventato un caso. La comunità scientifica è divisa: sono emerse infatti forti perplessità sulla sua affidabilità. Tralasciando il fatto che la ricerca è stata pubblicata sulla rivista dell’Istituto, non su una rivista scientifica internazionale come avrebbe meritato una scoperta del genere, ci pensano gli esperti ad entrare nel merito. A mettere ufficialmente in dubbio lo studio è il professor Francois Balloux, che insegna Biologia computazionale e dei sistemi al dipartimento di Genetica dell’università Ucl di Londra. Secondo l’esperto di evoluzione del virus, gli anticorpi individuati sono quelli prodotti in risposta ai più comuni coronavirus. Ricordiamo, infatti, che Sars-CoV-2, il virus che causa il Covid, fa parte della famiglia dei coronavirus, che comprendono diversi virus, anche quello comune del raffreddore. Quindi, per Balloux lo studio non tiene conto di altri dati provenienti dagli studi genetici di evoluzione del virus. «La diffusione in Italia ad agosto è incompatibile con i dati», ha dichiarato l’esperto, come riportato da La Stampa.
BALLOUX “STUDIO ISTITUTO TUMORI INATTENDIBILE”
Secondo il professor Francois Balloux lo studio dell’Istituto Tumori di Milano manca di prove forti. «I metodi sono spiegati male e non è fornito alcun controllo negativo o positivo», ha dichiarato. Pertanto, ritiene che il documento non sia convincente. Le prove più forti invece dimostrano che la diffusione è cominciata in Cina intorno a ottobre-novembre 2019, mentre in Europa, a partire dal Nord Italia, a novembre-dicembre 2019. Perplesso anche il professor Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, secondo cui andrebbero attese conferme reali. «È veramente difficile pensare che il virus sia così vecchio, anche perché allora non ci si spiega perché non ha creato focolai molto prima. È un virus esplosivo, quando arriva in ospedale fa decine di infezioni se non lo gestisci», ha dichiarato a Repubblica. La questione, però, non è semplicemente scientifica, ma pure politica, non a caso le indagini sull’origine del coronavirus non sono ancora state avviate.
CINA USA STUDIO NELLA “GUERRA” SU ORIGINE CORONAVIRUS
Da una parte ci sono gli Stati Uniti, che attribuiscono alla Cina la responsabilità del contagio, puntando in particolare il dito contro il laboratorio di Wuhan. Dall’altra c’è la Cina, che prova in tutti i modi a scaricare quella responsabilità. Nel mezzo c’è l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che a maggio è stata incaricata di condurre un’inchiesta indipendente sulle origini del coronavirus che però deve ancora iniziare. Secondo quanto riportato da Repubblica, non è neppure chiaro quando l’Oms possa sbarcare in Cina. Il New York Times riferisce che non si occuperanno loro dell’indagine, perché a condurla saranno esperti cinesi. Nel frattempo, continua la campagna di propaganda, che non ha nulla di scientifico, sull’importazione del virus. Visto che è stato rilevato su una serie di prodotti surgelati in arrivo dall’estero, i media cinesi hanno avanzato l’ipotesi che il virus sia arrivato da fuori a Wuhan. E lo studio dell’Istituto Tumori di Milano viene citato dai media cinesi come prova che Sars-CoV-2 è nato altrove. Il vento politico si intreccia alle correnti scientifiche, ma la verità è una ed è quella che va ricercata.