Stavolta non è colpa del cambiamento climatico. Uno studio sull’alluvione nell’Emilia-Romagna “scagiona” la crisi climatica, in quanto avrebbe avuto un «ruolo netto limitato» nelle intense piogge che hanno colpito a maggio la regione. O almeno non ci sono «sufficienti strumenti per verificare una correlazione diretta», quindi per ora bisogna attendere nuovi studi più approfonditi. Questa non è la tesi di negazionisti: a dirlo è, infatti, il World Weather Attribuition (Wwa), un autorevole ente scientifico che da anni si occupa di verificare la correlazione diretta tra il cambiamento climatico ed eventi meteo estremi. Nel report sostiene che esso «non avrebbe aumentato l’intensità né la frequenza delle piogge forti» che hanno colpito l’Emilia-Romagna. D’altra parte, l’evento era di una portata così eccezionale che non ci sono gli strumenti per capirlo del tutto.
«Si è trattato di un evento molto inusuale, senza precedenti e senza una comprovata tendenza che si replichi più spesso», è scritto infatti nel report, come riportato da La Stampa. Secondo i ricercatori, tre settimane così piovose hanno solo lo 0,5% di probabilità di accadere in qualsiasi momento dell’anno e il “tempo di ritorno” è di 200 anni. Se la probabilità delle piogge primaverili di questa portata non è stata influenzata in gran parte dal cambiamento climatologie, allora c’era la stessa probabilità che un evento simile si verificasse anche senza il surriscaldamento globale provocato dall’uomo e dall’uso di fonti fossili.
ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA, STUDIO “SCAGIONA” CAMBIAMENTO CLIMATICO
Davide Faranda, fisico dell’atmosfera e climatologo all’istituto francese Pierre Simon Laplace (CNRS), a proposito del report, a cui ha partecipato insieme a scienziati dell’Imperial College di Londra, Climate Centre de L’Aia, Istituto meteorologico olandese, Cnrs francese, con ricercatori in quest’occasione dell’Arpae Emilia Romagna e del Centro internazionale di Fisica Teorica di Trieste, chiarisce a La Stampa che se viene rilevata una connessione tra un evento estremo e il cambiamento climatico, allora questa certamente esiste, «quando invece non la trova, entrambe le ipotesi restano aperte». In ogni caso servono ulteriori studi. Il team, comunque, ha tenuto conto di modelli di studio del clima, mettendoli in relazione col comportamento del meteo in una determinata zona in un periodo specifico. Il cambiamento climatico tende ad aumentare frequenza e intensità di eventi meteo estremi, essendo un “moltiplicatore“, ma in questo caso non sono riusciti a trovare una correlazione diretta tra il cambiamento climatico e questo singolo evento, l’alluvione in Emilia-Romagna. «È estremamente insolito per uno studio di attribuzione scoprire che le piogge estreme non siano più frequenti dall’effetto serra causato dai gas climalternanti». Il report spiega che un’atmosfera più calda può assorbire una quantità superiore di umidità, quindi può capitare che si “sfoghi” più spesso e più intensamente a causa del cambiamento climatico di origine antropica. «Mentre questo effetto era presente nelle piogge di maggio nella regione italiana, era controbilanciato dal cambio di circolazione atmosferica nel Mediterraneo, che ha tendenzialmente diminuito la formazione di sistemi di bassa pressione in Emilia Romagna».
ALLUVIONE EMILIA-ROMAGNA, “EVENTO RARO AGGRAVATO DA SICCITÀ E URBANIZZAZIONE”
Ci sono però dei fattori che comunque hanno contribuito all’impatto devastante delle piogge. Come la siccità, che è aggravata dal cambiamento climatico e ha compattato i terreni, rendendoli meno permeabili, oltre a modificare il letto dei fiumi. Infatti, un fiume senza acqua lascia terreno alla vegetazione o all’accumulo di rifiuti naturali e artificiali che quando arriva l’acqua blocca il deflusso. Poi c’è il fattore urbanizzazione. «Il consumo di suolo gioca un ruolo importante in eventi come questi, incrementando il rischio alluvione», dichiara Roop Singh, ricercatrice del Red Cross Red Crescent Climate Centre dell’Aia che ha seguito lo studio. Per Davide Faranda del Cnrs, trattandosi di un evento unico nel suo genere, il punto «non è che il cambiamento climatico non abbia avuto un ruolo, quanto che l’analisi statistica da sola non può fornire una risposta definitiva». Dunque, il cambiamento climatico può esserci anche quando i dati non lo confermano in presa diretta. Per Erika Coppola, ricercatrice dell’ICTP e autrice del rapporto IPCC, «l’eccezionalità dell’evento viene dalla straordinaria sequenza di situazione meteorologiche verificatesi dall’inizio di maggio». Infatti, in Italia si sono susseguiti tre intensi cicloni mediterranei che hanno causato precipitazioni estreme in molte regioni. «È importante precisare che il calcolo della probabilità sui dati del passato non dice niente sul futuro. Sappiamo infatti che la crisi climatica farà aumentare gli eventi estremi in quantità e frequenza».