Per il terzo giorno consecutivo Pomeriggio 5 si occupa del dramma di Patrizia, la 53enne fiorentina segregata, abusata, stuprata e picchiata nel pollaio e nella roulotte dell’ex cognato a Rufina vicino a Pontassieve (Firenze): dopo il dramma raccontato in prima persona due giorni fa, ieri è stata la volta del racconto in diretta con il figlio Manuel, in lacrime perché per un mese ha pensato che la mamma fosse scappata con il suo vero padre in Albania. Tutto falso ovviamente, frutto della mente perversa e diabolica dell’ex cognato che ha rapito e stuprato per un mese consecutivo la povera Patrizia: oggi la trasmissione di Canale 5 si è occupata nel documentate anche a livello visivo i luoghi degli orrori, dalla roulotte dove la donna è stata narcotizzata la prima volta, fino al pollaio dove è stata segregata per due settimane, e poi ancora la “stalla dei conigli” e la stradina percorsa con coraggio da Patrizia quando un giorno di ottobre finalmente è riuscita a scappare. «Mi avevano portato lassù dicendomi che mi avrebbero riportato a casa poco dopo. Stupidamente ho creduto loro, certamente non pensavo che mi succedesse una cosa del genere», aveva spiegato la donna fiorentina ai microfoni di Barbara D’Urso arrivando a far commuovere la padrona di casa Mediaset per la dignità e la forza che la 53enne di Pontassieve ha dimostrato.
PATRIZIA STUPRATA NEL POLLAIO: IL DRAMMA E IL FIGLIO
Mentre mezza Italia si sta occupando di donazioni e proposte di alloggio e lavoro alla povera Patrizia (l’ex cognato infatti, con alcuni complici, hanno ripulito e rubato qualsiasi cosa dalla casa della vittima di abusi e violenze), le immagini e le lacrime viste ieri in diretta tv sono ancora vive e riproposte da Pomeriggio 5 anche nella puntata di oggi: «Dopo aver rivelato la storia di Patrizia, abbiamo deciso di non abbandonarla. Lei ha bisogno di aiuto perché nel frattempo, mentre lo zio la violentava, in quei giorni aveva firmato una liberatoria. Quella per cui la sua compagna (dello zio) andava a ritirare il suo reddito di cittadinanza. Ora non ha più niente – ha detto Barbara D’Urso al figlio di Patrizia, Manuel – ecco perché abbiamo fatto un elenco di cose. Soprattutto vestiti, coperte, cuscini. Loro non hanno più nulla». I messaggi per la donna di Rufina sono tantissimi anche oggi, agli abusi si sta rispondendo con la speranza di un futuro che passa dall’amore del figlio e dalla bontà solidale di chi ha visto quella storia in diretta e non è riuscito a “girarsi” dall’altra parte.