Una sedicenne irachena è stata stuprata e uccisa da un connazionale su un barcone di migranti durante un naufragio nel Mar Jonio, al largo di Reggio Calabria. La violenza, come riportato da Agi, è avvenuta nella notte tra il 16 e il 17 giugno, sotto gli occhi della mamma della vittima, che con l’adolescente stava compiendo la traversata nella speranza di un futuro migliore. La sua testimonianza è stata fondamentale per risalire all’aguzzino, un ventisettenne, e arrestarlo con l’accusa di omicidio.



A bordo dell’imbarcazione c’erano una settantina di persone, tra cui ventisei bambini, ma di questi soltanto undici sono stati salvati. La vicenda dei morti in mare è stata ulteriormente aggravata da quanto emerso nelle scorse ore, con la rivelazione secondo cui la sedicenne non è morta per annegamento, bensì poiché prima violentata e poi soffocata. Uno scenario da brividi che è stato confermato da gran parte dei sopravvissuti, che hanno assistito alla scena.



La ricostruzione delle violenze alla 16enne uccisa sul barcone dei migranti

Le testimonianze dei migranti che erano presenti sul barcone naufragato in cui è stata stuprata e uccisa la sedicenne irachena hanno permesso di ricostruire nei dettagli quanto accaduto. È emerso che la furia del ventisettenne autore delle violenze si è scatenata dopo che aveva visto la moglie e la figlia annegare. È per questo motivo che avrebbe deciso di sfogare la sua rabbia contro la malcapitata. 

Durante il viaggio nel Mar Jonio, infatti, il motore dell’imbarcazione è esploso, lasciandola alla deriva. Le immagini la mostrano mentre affonda, prima che diventasse completamente sommersa con solo il suo albero visibile. Mentre si discute su un potenzialmente tardivo intervento di salvataggio, l’uomo è stato arrestato e si trova nel carcere di Catanzaro nell’attesa che le autorità giudiziarie decidano il da farsi. Gli altri sopravvissuti invece sono stati assistiti e presi in carico dal sistema.