Stuprata in ascensore da uno sconosciuto, che prima l’ha rapinata e poi si è approfittato di lei per otto, interminabili minuti. Questo è il dramma vissuto da una donna di 40 anni di Segrate, lo scorso 21 dicembre, tra le 23.57 e le 00.05, mentre faceva ritorno a casa dopo avere frequentato un corso di cucina. Per mezzo della sua ricostruzione dei fatti dettagliata, unita alle impronte digitali, alle telecamere e alle tracce di Dna, i carabinieri del comando provinciale di Milano e della compagnia di San Donato hanno individuato il sospettato, un senza fissa dimora già noto alle forze dell’ordine e numerosi ordini di espulsione accumulati negli anni.
A riportare le affermazioni della diretta interessata è stato il “Corriere della Sera”, che spiega che “una volta entrata, mentre premevo il tasto del piano, sentivo la porta da cui ero entrata poco prima sbattere e subito compariva un ragazzo che in tutta fretta si fermava tra le porte dell’ascensore, bloccandolo. Mi colpiva con il palmo della mano sulla tempia e mi diceva di stare zitta, perché altrimenti mi avrebbe ammazzato”. A quel punto, la vittima, ha consegnato il cellulare e i 35 euro che aveva nel suo portafoglio, sperando che il suo aggressore sparisse, ma le sue intenzioni, purtroppo, erano ben diverse.
STUPRATA IN ASCENSORE: “L’HO IMPLORATO DI NON FARMI DEL MALE”
La vittima, stuprata in ascensore, ha quindi riferito che l’uomo si è slacciato i pantaloni, nonostante lei lo implorasse ripetutamente di non farle del male: “Ero pietrificata dalla paura. Pensavo di morire”. Lo sconosciuto le intimava nel contempo di stare zitta, perché altrimenti l’avrebbe ammazzata. La donna ha provato anche a fingere che nell’appartamento al piano di sopra, nel suo appartamento, ci fossero i figli ad attenderla, ma non è servito a fare desistere l’aggressore dal suo intento.
“Mi minacciava che non avrei dovuto dire nulla facendomi credere che mi conoscesse, dicendo che aveva parlato di me con il portinaio”. Poi, un rumore improvviso nel palazzo che lo ha indotto a scappare, mentre la 40enne, ricompostasi, ha raggiunto la propria dimora e, confortata dai familiari, ha chiamato il 112. La svolta decisiva per le indagini, sottolinea “Il Corriere della Sera, “è arrivata dalle analisi delle impronte e delle tracce eseguite dai carabinieri del Ris e della Rilievi del Nucleo investigativo. Campioni che restituiscono un match preciso: quello di un libico di 31 anni che è stato in carcere diverse volte, l’ultima a Vigevano, dove gli è stato anche prelevato il Dna”.