Il carcere di Santa Maria Capua Vetere, a Napoli, si è trasformato ormai in un luogo da incubo per i suoi detenuti. Emanuela Belcuore, garante provinciale per le persone private della libertà, ha denunciato la gravità della situazione alle pagine del Corriere della Sera. In una delle celle del reparto “Nilo”, già tristemente noto per altri episodi, si sarebbe infatti consumata una nuova, terribile violenza ai danni di un detenuto 31enne, che ha dichiarato di essere stato stuprato in carcere dal compagno di cella.



L’incontro tra la garante e la presunta vittima è doloroso: “Sono distrutto come uomo, non ho più una dignità” le confessa l’uomo. Come spiega al Corriere, Emanuela Belcuore si era recata nel carcere per affrontare il caso di un tentato suicidio da parte di un altro detenuto che “aveva ingerito pezzi di vetro. Un gesto dimostrativo per una salute precaria che a suo dire stenta ad essere curata”. Poi l’incontro con la vittima dei presunti abusi, che sarebbe stato stuprato in carcere durante l’ora d’aria da parte di uno dei suoi compagni di cella,  e un racconto “stremato di una persona che è entrata in carcere per scontare una pena e ne esce cambiato a vita. I suoi occhi e il suo tono di voce flebile non lo dimenticherò mai. Mi chiede disperatamente aiuto”. Queste le parole della garante.



Abusi sessuali e pestaggi, violenza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere

Secondo Casertanews, il detenuto 31enne avrebbe subìto abusi fino almeno alla fine del mese di luglio, quando ha trovato il coraggio e la voce per sporgere denuncia. Al Corriera della Sera, la garante Emanuela Belcuore spiega che “Quello che è successo subito dopo la regolare denuncia ha dei buchi neri che devono essere approfonditi, sia per l’area sanitaria sia per la domanda di trasferimento che è stata stranamente rigettata, così come è strano che il presunto violentatore è ancora nel suo reparto, lasciato alle sue mansioni. Ho segnalato tutto alle autorità competenti”.



Il carcere di Santa Maria Capua Vetere, a Napoli, ha una dolorosa fama per essere teatro di svariate violenze e abusi, come quella denunciata a luglio 2021 dall’ex detenuto Vincenzo Cacace. L’uomo, disabile su una sedia a rotelle, aveva raccontato di essere “stato tirato fuori dalla cella per primo perché sono sulla sedia a rotelle. Ci hanno massacrato. Mi hanno distrutto, mentalmente mi hanno ucciso. Volevano farci perdere la dignità ma l’abbiamo mantenuta. Voglio denunciarli perché voglio i danni morali”, queste le parole terribili riportate dal Corriere della Sera. Il 12 luglio 2022, il gip Pasquale D’Angelo ha deciso di accogliere il rinvio a giudizio di 105 tra agenti di polizia penitenziaria, funzionari del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e funzionari della Asl locale. Il processo avverrà a partire dal 7 novembre e vede 85 capi d’accusa, tra cui omicidio colposo nei confronti di Lakimi Hamine, detenuto algerino percosso in altro reparto dalla cupa fama, “Danubio”.