Stupri, estorsioni e riti voodoo utilizzati come espedienti per costringere ragazze nigeriane prelevate in Libia a prostituirsi. Sono questi i dettagli raccapriccianti che emergono da una vicenda di cronaca ambientata a Lodi, dove la squadra Mobile della Questura, in collaborazione con le Questure di Milano, Torino, Campobasso e Novara e coordinata dalla Procura di Milano, ha arrestato nella mattinata di oggi, martedì 13 dicembre 2022, cinque soggetti di origine nigeriana (2 donne e 3 uomini) residenti nel nostro Paese con varie accuse, fra cui quella di riduzione in schiavitù.



Come riportato dal quotidiano “La Repubblica”, durante le indagini “gli agenti hanno individuato quattro giovani donne che nel Nord Italia il gruppo costringeva a prostituirsi e a consegnare loro tutto il denaro guadagnato. Le indagini sarebbero correlate a una precedente operazione legata allo spaccio di droga nei parchi di Lodi”. L’ulteriore drammaticità, come preannunciato, risiedeva nelle tecniche adoperate per indurre le ragazze a prostituirsi: stupri, riti voodoo ed estorsioni.



STUPRI, RITI VOODOO ED ESTORSIONI: IL DRAMMA DELLE GIOVANI PROSTITUTE NIGERIANE GIUNTE IN ITALIA DALLA LIBIA

A fare luce sull’intera vicenda, va da sé, sono state le ricostruzioni eseguite dalla polizia, secondo le quali le ragazze nigeriane, tutte in condizioni di povertà, “venivano individuate e reclutate anche attraverso intermediari in Libia e poi prelevate dai centri di accoglienza italiani”: fra stupri e voodoo, venivano costrette a prostituirsi sulla strada provinciale 40, la Binasca, in piazzole controllate dal gruppo, dando tutto il guadagno alla banda. Erano costantemente tenute in stato di soggezione: una delle donne arrestate, residente a Melegnano, le gestiva e le controllava mentre l’altra, residente a Torino, si occupava del trasporto delle giovani nelle piazzole”.



In particolare, uno dei soggetti maschili finito in manette e residente a Campobasso, a detta degli inquirenti, aveva l’incarico di seguire le giovani nella traversata sui barconi, dopo avere consentito loro di scappare dai centri di accoglienza.