La ragazza che ha subito il presunto stupro in quel di Viterbo ha parlato nella giornata di ieri con i pm in un’audizione protetta, ha raccontato in sede di incidente probatorio quanto sarebbe successo durante la notte fra l’11 e il 12 aprile scorso. Come riferito dal programma Storie Italiane di Rai Uno, la ragazza ha spiegato di essere stata attirata in una trappola da due ragazzi, una presunta serata in un circolo, in realtà inesistente. Giunti sul luogo incriminato, uno dei due ragazzi avrebbe tirato un pugno alla ragazza, facendola poi svenire ed iniziando la violenza sessuale. Gli inquirenti hanno scovato dei video che ricostruirebbero con esattezza la dinamica dei fatti, fra cui un filmato in cui uno dei ragazzi solleva il braccio della giovane, mostrando quanto la stessa fosse inerme. Secondo la procura ci sono le prove evidenti per poter accusare i due giovani. Nell’interrogatorio di garanzia del 30 aprile i due giovani avevano raccontato che la vittima fosse consenziente di avere un rapporto a tre, e che i segni trovati sul suo corpo risalirebbero ad una caduta da un tavolo della stessa. I video rappresentano in realtà la prova regina che di fatto incastra i due, visto che vi sarebbero delle chat in cui i presunti responsabili scrivono di doversi cancellare.



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Anche il padre di uno dei due ragazzi era a conoscenza dei famosi video, anche se si è difeso dicendo di aver ricevuto solo la notifica del filmato, senza aprirlo. Lo stesso genitore ha invitato il figlio a buttare via il telefonino di modo da cancellare tutte le prove circa quanto accaduto nella notte fra l’11 e il 12 aprile. «Questo è un grande squallore – duro sfogo di Don Aldo in studio – il giustificarsi di queste famiglie, una giustizia che poi vede una pena prosciugata al minimo quando invece bisognerebbe dare dei segnali forti a protezione della dignità di una donna. Pensiamo a cosa accade ogni giorno, stupri, violenze, donne che vengono considerate delle merci, tutto questo è insopportabile, bisogna cambiare marcia, ci vuole una vera e propria giustizia».

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