Le indagini sul presunto stupro di gruppo denunciato da una schermitrice 17enne durante un ritiro a Chianciano Terme, in provincia di Siena, proseguono nel massimo riserbo. Nelle ultime ore, però, Il Corriere della Sera riporta che i referti medici relativi alle condizioni della ragazza dopo la presunta violenza, la quale ha denunciato tre giovani atleti (due dei quali sarebbero ora indagati), avrebbero rilevato “tracce di eroina” nelle urine della minorenne.
La stessa avrebbe riferito di aver “bevuto qualcosa” e di non ricordare “più nulla”. L’ipotesi, non ancora esclusa, è che la 17enne possa essere stata stordita con la somministrazione di sostanze prima dei fatti finiti al centro dell’inchiesta. L’avvocato che la assiste, ricostruisce il quotidiano, avrebbe posto l’accento sulla presunta “inerzia” della Procura del capoluogo toscano perché “in oltre sette mesi questo caso non è stato trattato come codice rosso, la mia assistita non è mai stata ascoltata a Siena e non sappiamo nulla“. Un’accusa che i pm avrebbero respinto con una nota, sottolineando che la macchina investigativa sarebbe partita subito dopo la denuncia con tutti gli accertamenti necessari a far luce sulla vicenda. “Chiederò che questa indagine sia avocata dalla Procura generale di Firenze“, avrebbe aggiunto il legale della giovane atleta.
Chianciano Terme, nessuna misura cautelare per gli indagati sul presunto stupro di gruppo ai danni della schermitrice 17enne
Secondo l’avvocato della schermitrice 17enne, la Procura non avrebbe attivato immediatamente le procedure di intervento da codice rosso e a far discutere è anche la decisione di non disporre misure cautelari a carico degli atleti indagati. In sede di indagine, secondo quanto si legge nel passaggio della nota del procuratore capo Andrea Boni riportata dal Corriere, la stessa Procura “ha valutato di non procedere con richiesta di applicazione di misura cautelare nei confronti degli indagati non ravvisandone i presupposti“.
“Mi rende molto perplesso – ha dichiarato dall’altra parte il legale della presunta vittima – che la Procura non abbia ritenuto necessaria l’applicazione delle misure cautelari nei confronti degli indagati come più volte ho richiesto“. I due atleti indagati, coinvolti nella vicenda con un terzo che non sarebbe stato iscritto nel registro notizie di reato, respingono le accuse e sostengono di non aver “mai usato violenza nei confronti di nessuno“, come ricalca l’avvocato difensore, Enrico De Martino.