Non voleva neppure sfiorare la sua pelle, sperava che l’acqua caldissima riuscisse a lavar via la violenza che aveva subito. Si tratta di Bianca, la ragazza abusata tre anni fa da cinque ragazzi in una villetta di Primavalle, alla periferia di Roma. La vicenda è tristemente nota come lo stupro di Capodanno. Ora vive in una località protetta: da un anno è in una struttura per donne maltrattate e abusate. Al suo fianco c’è Bo Guerreschi, presidente della onlus “bont’ worry” che la sostiene da quando è stata violentata alla “festa dell’orrore”, quando aveva 16 anni. A processo per violenza sessuale c’è Patrizio Ranieri, invece altri due maggiorenni e due adolescenti sono sotto inchiesta. Tre amiche, Simone Ceresani (nipote dell’ex premier Ciriaco De Mita) e la sua ex “la Pugile“, figlia di una soubrette, sono indagate per aver spacciato droga. I ricordi di Bianca sono ancora sfocati: la musica, un letto, uno spinello.



«Mi offrono una sigaretta alla cocaina. Ma c’era dell’altro dentro perché ho sentito come se il cervello stesse bruciando, ero incosciente», racconta a Repubblica. Ricorda di aver visto due ragazzi, «Patrizio con la maglietta macchiata di sangue. Io sul divano e tutti attorno che mi dicono “Sgualdrina”. Dopo, il buio. E il risveglio». Quando si è svegliata, il suo corpo era pieno di lividi e aveva la testa dolorante. «Mi avevano tirata per i capelli. Non avevo le mutandine, le ho viste appese su una parete insieme a altra biancheria. Una sorta di albero dello stupro». Il momento più brutto è stato, però, quello della doccia a casa dell’amica il giorno dopo lo stupro di Capodanno. «Sotto l’acqua ho realizzato il mio dramma. Non ho mai toccato il mio corpo, sono rimasta immobile con le braccia larghe per non sfiorare la pelle. Speravo che quell’acqua caldissima lavasse tutto lo schifo. Non è stato così».



VITTIMA STUPRO DI CAPODANNO: “ADOLESCENZA MUTILATA”

Ogni giorno, da tre anni, Bianca si chiede perché le sia successo tutto questo. L’unico a risponderle è stato Patrizio Ranieri: «Tu eri la più bella, le altre non mi piacevano». Nell’intervista la 19enne spiega di aver creduto per diverso tempo che se avesse indossato i pantaloni, anziché una gonna, forse le cose sarebbero andate diversamente. «Tant’è che ai carabinieri ho raccontato una bugia. Ho detto “Indossavo i pantaloni”. Ero convinta che mi avrebbero preso per puttana se dicevo che ero in minigonna». Ora sa di non essere sbagliata e che non è l’abbigliamento a rendere una donna una potenziale vittima di stupro. Ora le restano danni che si porterà avanti per tutta la vita. «Non riesco a andare a una festa in casa nemmeno se siamo in cinque, salto in aria quando squilla il telefono, certe volte mi blocco all’improvviso in strada se avverto un determinato odore e mi assale l’angoscia. È’ impensabile dormire in un letto che non sia il mio».  A Repubblica spiega di aver raggiunto una consapevolezza: «La mia adolescenza è stata mutilata».



C’è però qualcosa di buono: ha ritrovato la madre dopo cinque anni di lontananza. Il padre è un diplomatico, quindi spesso è all’estero, ma ora è diventato il suo migliore amico. C’è anche Bo Guerreschi, che definisce una «mamma protettrice» e il suo «angelo guardiano». Di quella ragazzina di 16 anni invece non è rimasto nulla, a parte gli orecchini che indossa ancora e i tatuaggi. Però sta lavorando su se stessa, fa sport, dipinge e sta prendendo la patente. A proposito della tesi della difesa, secondo cui Bianca ebbe una relazione dopo la violenza di Patrizio Ranieri, la ragazza spiega: «Sì, ma non ricordavo che lui avesse abusato di me. Ho deciso di chiamarlo qualche giorno dopo per capire meglio, non avevo un ricordo negativo di lui. Nella mia testa c’era una zuppa di informazioni riferite dalle amiche e ricordi confusi. Quando ci siamo visti lui mi ha abbracciata, mi ha detto che mi avrebbe protetta. Ero fragile e suggestionabile. Dopo quel Capodanno pensavo che fossi utile solo a quello. Abbiamo avuto un rapporto».

“DOPO LO STUPRO VIVEVO COME UN VEGETALE…”

Al suo fianco non ci sono le amiche, che non l’hanno sostenuta affatto. «Mi hanno attaccata. Mi hanno detto che se non avevano più il cellulare e dovevano subire tutte quelle domande era colpa della mia denuncia». C’erano ragazze che conosceva da anni, con cui condivideva anche sofferenze. I genitori di Bianca si erano lasciati da anni, una di loro era stata bullizzata a longo, un’altra ha visto a 10 anni il padre che accoltellava la madre, un’altra ancora è diventata spacciatrice. Ma nell’intervista parla anche della Pugile, che però non è mai stata un’amica per lei. «Sua madre le diceva che era grassa, di non mangiare ma di fumare. Ha iniziato a farsi di coca e, mi dispiace dirlo, Simone Ceresani è stato fondamentale in questo percorso. Lui l’ho conosciuto che si faceva di MD, tutti si fanno di ecstasy a 20 anni. La Pugile è devastata, avevo tentato in tutti i modi di aiutarla perché c’ero già passata», racconta a Repubblica. Una di quelle ragazze è vittima, ma pure indagata per lo stupro insieme ad un ragazzo: «A lei ero molto legata, sono convinta che sia stata costretta a farlo. È fragile, ha un passato e un presente molto dolorosi. Vorrei riabbracciarla».

Bianca ricorda di aver vissuto il primo anno «come un vegetale» e con un «profondo odio» per chi l’aveva distrutta. Poi ha cominciato a colpevolizzarsi, a scappare di casa. «Rubavo dai negozi senza accorgermene». Ad un certo punto ha iniziato a ignorare quello che le era successo e si è sentita abbandonata. Ora sogna di diventare avvocato per aiutare chi è meno fortunato. «Difenderò le donne abusate, i dimenticati dalla società. Sono stata ammessa alla Sorbonne ma credo che andrò a studiare in una città d’Italia dove ho degli zii. Sento il bisogno di punti di riferimento». Il 22 maggio sarà sentita nel processo a Patrizio Ranieri, per il quale ora prova solo indifferenza: «Non gli auguro niente di brutto ma non posso perdonarlo, voglio giustizia. Spero che rifletta sulle donne. Da sua mamma a sua sorella a una futura figlia e si renda conto del male che mi ha fatto». Infine, nega di aver perso la fiducia negli uomini, infatti aspetta l’amore vero.