Pochi giorni dopo la scarcerazione e l’invio in una comunità di recupero, per uno dei sette indagati dello stupro di Palermo, l’unico minorenne all’epoca dei fatti, scatta il dietrofront. Il gip Antonina Pardo avrebbe disposto il ritorno in cella all’esito dell’analisi sui contenuti dei dispositivi elettronici e dei post condivisi dal ragazzo sui social in costanza di indagini, elementi che rafforzerebbero l’ipotesi della totale assenza di un pentimento e di quella “resipiscenza” che il primo giudice per le indagini preliminari del Tribunale per i Minorenni,Alessandra Puglisi, raccolta la confessione dell’indagato in sede di interrogatorio, avrebbe intravisto nel suo racconto al punto da revocargli la custodia cautelare in carcere.



Nel provvedimento con cui il ragazzo era stato scarcerato, riporta Ansa, avrebbe parlato di una rivisitazione critica del suo comportamentoma ora, trascorsi tre giorni, l’indagato – diventato maggiorenne poco dopo la violenza di gruppo che si sarebbe consumata tra il 6 e il 7 luglio scorso al Foro Italico – sarebbe tornato nell’istituto di pena minorile. Con lui sono indagati altri sei giovani, di età compresa tra i 18 e 22 anni, accusati di aver stuprato una 19enne filmando la violenza con uno smartphone e diffondendo il video tra chat e social. Mentre era affidato alla comunità, il ragazzo avrebbe girato una serie di fimati, poi postati su TikTok in violazione delle prescrizioni del magistrato, in cui si sarebbe “vantato” dei messaggi ricevuti da diverse ragazze e in cui avrebbe scritto frasi come “Chi si mette contro di me si mette contro la morte“.



Stupro di Palermo, torna in carcere il minorenne inizialmente destinato a una comunità di recupero

La nuova decisione sulla posizione del minorenne del gruppo accusato dello stupro di Palermo, presa dal gip Antonina Pardo dopo la scarcerazione e l’invio in comunità di recupero disposti dal gip Alessandra Puglisi, sarebbe arrivata all’esito di un esame attento dei messaggi e dei commenti dell’indagato dopo la violenza. Si tratterebbe di frasi che proverebbero l’assenza di “pentimento“, che sarebbe stato invece ravvisato dal primo giudice, e una serie di presunte menzogne sui fatti. Le sue dichiarazioni, scrive adesso il gip Pardo, “hanno avuto una valenza assolutamente strumentale volta unicamente ad ottenere l’attenuazione della misura“.



Nuovi elementi investigativi, sopraggiunti dopo il trasferimento del ragazzo in comunità, per il secondo giudice “tratteggiano la personalità di un giovane che, lungi dall’aver avviato un percorso di consapevolezza del gravissimo reato commesso, avendo ottenuto condizioni di maggiore libertà con l’inserimento in comunità, ha continuato ad utilizzare il telefono cellulare o altro dispositivo informativo per vantarsi delle sue gesta e per manifestare adesione ai modelli comportamentali criminali“. L’inziale provvedimento di scarcerazione era stato oggetto di ricorso da parte della procuratrice per i minorenni Claudia Caramanna.