La vittima dello stupro di Palermo ha deciso di mostrare il suo volto per la prima volta ad Avanti Popolo, nel salotto di Nunzia De Girolamo. “Io ci metto la faccia perché credo in ciò che sono e non ho un minimo di colpa, non penso di avere sbagliato”, ha esordito. Andare avanti dopo quanto le è accaduto, tuttavia, non è stato semplice. “La mia vita ora è di alti e bassi. La notte non dormo come prima, ho sempre dei momenti in cui, arrivata la sera, i pensieri mi risalgono in mente e piango. Mi manca avere qualcuno che quando succede mi abbraccia”.



La diciannovenne è stata costretta a lasciare la sua città, dove ormai era divenuta conosciuta e dove aveva ricevuto numerose critiche. “I social network mi hanno ammazzata un’altra volta. Una sera ero in diretta e hanno iniziato a scrivermi di tutto. In quei momenti mi sento triste e debole, quelle frasi mi colpiscono in pieno. In alcuni casi mi sento più forte e le prendo come uno scherzo, penso semplicemente che sono ignoranti, che non riescono a capirmi perché non hanno mai indossato le mie scarpe. In altri mi lascio andare a questi pensieri negativi che mi rivolgono e mi fanno star male. Ho anche pensato a gesti estremi. Ho provato a farla finita mentre ero nella seconda comunità. È successo un casino, sono venuti i Carabinieri”, ha ricordato.



Stupro di Palermo, la vittima: “Ho tentato il suicidio”. Il racconto

La vittima dello stupro di Palermo, ad Avanti Popolo, ha parlato anche del suo passato difficile. “Ho avuto un papà violento, sono stata con lui per poco meno di tre anni. Io e mia madre poi siamo andate via. Mia mamma è stata un punto di riferimento per me, ancora oggi mi accompagnano le sue frasi. A volte vado avanti soltanto grazie al suo ricordo. È morta quando avevo 14 anni, aveva la sclerosi multipla. Mi hanno affidata ad una comunità. È iniziato lì il periodo in cui mi sentivo sola. Dopo essere uscita dalla comunità, ho incontrato un ragazzo e abbiamo iniziato a convivere. I suoi genitori però mi dissero che non potevano più tenermi a casa, lui mi lasciò in strada a tarda sera e mi disse che sarebbe venuto a riprendermi l’indomani mattina per trovarmi un’altra sistemazione. Ho aspettato tutta la notte, poi per altri tre giorni. Non è più tornato”.



L’episodio della violenza sessuale di gruppo, dunque, è stata l’apice di rapporti violenti e tossici con gli uomini. Ma la diciannovenne non perde le speranze. “In tanti in questi mesi col loro sostegno mi hanno dato un valore più grande di quello che io stessa credevo di avere. Io adesso voglio un lavoro per essere autonoma. Vorrei iniziare l’Università, nella facoltà di psicologia, anche per capire casi come il mio. Mi piacerebbe anche vivere a Milano. È un mio sogno”, ha concluso.stu