ACCORDO UE SULLA DIRETTIVA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONE: “STUPRO NON È REATO UE”, COSA È STATO DECISO

Dopo mesi di dibattito e discussioni è giunto l’accordo, ancora informale (manca l’ultima approvazione prima del via libera) sulla direttiva Ue contro la violenza di genere: Parlamento Europeo e Consiglio Ue hanno trovato l’accordo sulla bozza che arriva a definire lo stupro, la violenza contro le donne, la violenza domestica e le mutilazioni genitali femminili. Un accordo però che non soddisfa pienamente a livello politico specie per quanto raggiunto sul delicato tema della violenza sessuale: l’articolo 5 della proposta originale prevedeva il reato di stupro come «qualunque costrizione a un atto sessuale non consensuale».



A livello europeo non tutti gli Stati riconoscono il reato effettivo di stupro e per questo Commissione Ue e Parlamento Europeo puntavano ad ottenere la definizione di “stupro come reato Ue”: il Consiglio Europeo si è invece opposto con alcuni Paesi che hanno scartato la bozza (in particolare Francia, Germania, Austria e Paesi Bassi, e con loro anche Polonia, Ungheria, Malta, Repubblica Ceca, Estonia, Bulgaria e Slovacchia) non considerando lo stupro tra gli “eurocrimini”. Per questo motivo alla fine l’accordo ha visto l’inserimento della definizione di stupro all’interno della direttiva senza però formularla in un reato specifico in ambito europeo: stupro è «qualunque costrizione a un atto sessuale non consensuale», ma non rappresenta una fattispecie di reato a livello comunitario.



L’Italia aveva votato a favore di un testo molto più di condanna contro la violenza sessuale, come auspicato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio già nella riunione del Consiglio Giustizia Ue lo scorso 9 giugno 2023 (appena due giorni dopo l’approvazione in CdM del ddl sulla violenza contro le donne): «rammarico per il fatto che la proposta non ha mantenuto la previsione di norme di armonizzazione del reato di stupro, che costituisce la forma più grave di violazione della libertà sessuale delle donne». Il Guardasigilli ai colleghi europei invitava ad un lavoro proficuo per l’approvazione di un testo normativo «che consenta di offrire risposte adeguate ed efficaci ad un fenomeno che mina valori fondanti dell’Unione, l’uguaglianza di donne e uomini e il principio di non discriminazione».



LA DEFINIZIONE D STUPRO E LE ALTRE NORME PRESENTI NELLA DIRETTIVA UE

La definizione di stupro, inserita una prima volta all’interno della direttiva Ue contro la violenza sulle donne, viene poi replicata una seconda volta laddove nel testo viene previsto l’obbligo per gli Stati di «mirare a sensibilizzare l’opinione pubblica sul fatto che il sesso non consensuale è considerato un reato penale». L’accordo di massima è stato che in mancanza di reato Ue vi sia comunque un obbligo di campagne di sensibilizzazione dove si ribadirà il concetto chiave dello stupro, ovvero ogni rapporto che non sia consensuale.

Al netto delle forti polemiche lanciate dall’Italia e dagli altri Paese che erano favorevoli a costituire un reato europeo contro lo stupro, nella direttiva trovano spazio anche altre norme tra le misure più severe sulle violenze in generale, a partire da quella informatica. Come spiegano le bozze diffuse dal Parlamento Ue, saranno incluse nuove circostanze aggravanti per i reati: puniti duramente i crimini contro una figura pubblica, un giornalista o un difensore dei diritti umani. Aggravante poi anche l’intenzione di colpire le vittime online «per la loro etnia, genere, orientamento sessuale, religione, origine sociale o convinzione politica».

Tra gli altri reati inseriti che trovano spazio nella direttiva vi sono la diffusione di immagini intime (cyberflashing), le molestie informatiche, l’invio non richiesto di materiale sessuale esplicito, le mutilazioni genitali femminili e i matrimoni forzati: «Le misure di assistenza alle vittime dovrà tenere conto della discriminazione intersezionale e dell’accesso all’assistenza sanitaria, compresi i servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva», riporta il focus di Fanpage sulla direttiva Ue. Le misure entreranno in vigore una volta che tutti i singoli Stati avranno recepito nel proprio Paese con le leggi apposite.