Stupro Ravenna: Tribunale assolve tutti e due gli imputati

Il Tribunale di Ravenna chiamato ad esprimersi sulle accuse di stupro a carico di due ragazzi accusati di violenza sessuale di gruppo, lo scorso 8 febbraio aveva preso la sua decisione: assoluzione. Quello avvenuto a carico di Adele, giovane che all’epoca dei fatti aveva 18 anni, per i giudici non fu stupro. La ragazza era riuscita a parlare con gli amici e la madre poco prima di avere “il rapporto in contestazione” e per tale ragione, hanno sostenuto i giudici di Ravenna nelle motivazioni della sentenza, aveva dimostrato di essere “pienamente in sé” dal momento che era in grado “di esprimere validamente un consenso”.



La 18enne aveva sporto denuncia nel 2017 e nell’ambito del processo a carico di due ragazzi, un 25enne di origine romena con cui la ragazza aveva avuto il rapporto sessuale ed un 27enne di origine senegalese che aveva filmato tutto, la procura aveva chiesto 9 anni di carcere. Adesso, come riporta Open, si attende il ricorso in Appello da parte del pm Angela Scorza.



Stupro Ravenna, la vicenda e le motivazioni dei giudici

La stessa Adele aveva annunciato l’intenzione di ricorrere in Appello dopo la sentenza che ha assolto i due ragazzi dall’accusa di stupro, come emerso da una intervista rilasciata al quotidiano Repubblica, “Perché occorre continuare a lottare per ottenere quella che per me è giustizia”, aveva detto. I fatti denunciati dalla ragazza sarebbero avvenuti nella notte tra il 5 e il 6 ottobre di cinque anni fa. Dopo una serata in cui la giovane aveva consumato vino e superalcolici, sarebbe stata condotta a spalla dai due ragazzi, da un locale in un appartamento vicino. “Non stava sulle gambe”, raccontava l’amica Sara parlando di Adele, la quale non voleva rincasare per paura che i genitori potessero vedere in che stato fosse. Prese quindi la decisione di andare in casa di questi amici con Sara, un’altra amica ed i due imputati.



Secondo la Corte di Ravenna questo sarebbe avvenuto all’una di notte; un’ora dopo Adele fu infilata sotto la doccia “per farla riprendere”. Alle 3 è andata in bagno “camminando da sola” ed un’ora dopo ha messaggiato con la madre “circa l’orario del rientro” fornendo secondo i giudici “risposte congrue alle sue domande”. Alle 4.22 avrebbe avuto il rapporto sessuale con uno dei due giovani, mentre il secondo riprendeva tutto con il cellulare. Per la Corte non è possibile affermare “che gli imputati fossero in grado di rendersi conto che la giovane non fosse ancora compiutamente in possesso della piena capacità di autodeterminarsi sessualmente”. Inoltre, analizzando i video registrati da uno degli imputati “non si apprezza costrizione o manovra seduttiva, istigativa o persuasiva” e nemmeno “passività inerte o incoscienza della vittima”. La vicenda, come spiega Repubblica, aveva avuto altri tre pronunciamenti da parte di giudici: due Gip di Ravenna avevano emesso altrettante misure cautelari in carcere, successivamente annullate dal Tribunale del Riesame di Bologna con le medesime motivazioni del Tribunale di Ravenna.