La terza stagione di Succession (Sky Atlantic, due episodi ogni lunedì, il 20 dicembre il gran finale) non sta deludendo le attese. Del resto già il finale della seconda stagione preannunciava venti di guerra e lasciava ampiamente intendere che la famiglia Roy sarebbe arrivata allo scontro finale per il controllo della Waystar.



Sin dalle prime scene ritroviamo tutti i protagonisti pronti a partecipare al grande duello tra padre e figlio, e a cercare di capire quale maggior vantaggio poter trarre nel decidere con chi schierarsi. Lo sanno bene anche i due duellanti. Kendall Roy, il protagonista principale, interpretato da Jeremy Strong (che ha già ricevuto un Emmy nel 2020) ha ritrovato fiducia in se stesso ed è deciso ad attaccare frontalmente il padre, riconquistare la fiducia dei fratelli e ottenere una volta per tutte la guida del gruppo.



Ma anche Logan Roy, il fondatore della grande holding della comunicazione – che tanto ricorda Rupert Murdoch – non intende cedere di un solo passo. Mettendo in campo tutte le sue relazioni, fino a scomodare il Presidente degli Stati Uniti. Interpretato dal grande attore britannico Brian Cox, il vecchio padre, anche se con diversi acciacchi fisici, organizza la controffensiva nei confronti del figlio traditore, ma è costretto – anche se solo formalmente – a lasciare la tolda di comando. Proprio questa decisione, che porta ai vertici dell’azienda la fidata Gerry Kellman, capo dell’ufficio legale, scatena gli altri due figli rimasti fedeli e che proprio per questo motivo pensavano che fosse ormai giunto il loro turno.



Roman Roy reagisce accentuando tutte le sue fobie e forme di dipendenza. Ma chi si muove aguzzando gli artigli e con sempre maggiore scaltrezza per ottenere il massimo dalla situazione è Shiv, l’unica figlia di Logan, la sua preferita e su cui il vecchio patriarca punta ogni carta. Siobhan Roy, il vero nome di Shiv, è interpretata dall’attrice australiana Sarah Snook. La ritroviamo sempre di più immedesimata – anche fisicamente – nei panni della donna ricca, elegante, cattiva, che non esita un minuto a diffondere un comunicato in cui svela tutte le debolezze e i gravi limiti della personalità del fratello maggiore.

Tra le altre figure della famiglia Roy che trovano un ruolo centrale nella terza stagione ci sono, a questo punto, il marito di Shiv, Tom Wambsgans, interpretato dall’attore britannico David Matthew Macfadyen, costretto a prendere coscienza di essere diventato il vero capro espiatorio della vicenda, e il giovane nipote, Greg Hirsch, interpretato da Nicholas Braun, nelle cui mani sono conservate le prove dello scandalo che può distruggere il gruppo.

Nella terza stagione fanno la comparsa anche nuovi protagonisti. Sono in particolare quei soggetti esterni che potrebbero approfittare delle difficoltà interne della famiglia Roy e a cui intendono sottrarre il controllo della Waystar. Sono nell’ordine di apparizione Josh Aaronson, interpretato da Adrien Brody (Il pianista, Peaky Blinders, Chapelwaite), investitore preoccupato dei milioni di dollari messi nella società e che cerca di capire cosa fare per salvaguardare i suoi interessi, e Lukas Matsson, interpretato da Alexander Skarsgård, l’attore svedese di Big Little Lies, True Blood, The Legend of Tarzan, che è stavolta nei panni del Ceo di un’azienda hi-tech interessata agli sviluppi digitali del business della Waystar.

La fotografia, la musica, le location mozzafiato (nelle prossime puntate troveranno spazio anche lussuose residenze italiane della Val d’Orcia) fanno da contorno a una sceneggiatura ormai rodata e avvincente messa a punto dal creatore Jesse Armstrong. La vita della ricca famiglia americana scorre nella continua lotta per il potere, nel bisogno di prevalere sugli altri membri della famiglia a ogni costo, nella disperata ambizione di essere riconosciuti superiori. Mai un legame alla realtà che li circonda. Mai un riferimento alla vita dei comuni mortali come noi. Forse proprio per questo Succession riesce a coinvolgerci e a piacerci.

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