Sud Corea, il mandato di arresto per il presidente Yoon, sospeso in attesa del provvedimento della Corte Costituzionale, è stato bloccato a causa della resistenza degli agenti di sicurezza presidenziali che si sono opposti insieme ad una folta schiera di manifestanti, impedendo di fatto l’accesso alla polizia che era arrivata davanti all’abitazione per eseguire l’ordinanza. Il tentativo è quindi fallito nonostante l’agenzia anti corruzione abbia convalidato l’accusa di tentato colpo di stato e abuso di potere, confermata anche da una indagine fatta negli uffici del Ministero della Giustizia partita proprio dall’annuncio dell’entrata in vigore della legge marziale, fatto secondo gli investigatori per cercare di instaurare un regime militare.
Come hanno dichiarato i poliziotti questa mattina in seguito alla prima procedura, i sostenitori di Yoon si sono radunati respingendo gli agenti e costringendoli ad un confronto diretto con le guardie del palazzo residenziale sostenendo che la misura sarebbe illegale, ne è seguito uno stallo che è durato quasi sei ore, al termine delle quali le forze dell’ordine si sono viste costrette ad abbandonare il posto.
Arresto di Yoon impedito da guardie presidenziali e sostenitori, polizia tenterà di eseguire mandato fino a lunedì
Tentativo di arresto fallito per il presidente Yoon in Sud Corea, dopo il blocco di questa mattina che ha impedito alla polizia di entrare nella residenza del leader attualmente sospeso, è scoppiato di nuovo il caos a Seoul davanti all’abitazione presidenziale dove si sono verificati scontri tra guardie private, manifestanti che dichiarano l’illegalità del provvedimento e altri cittadini che invece invocano la cattura per tentato colpo di stato. I poliziotti che dovevano eseguire il mandato, che è valido fino a lunedì, hanno dichiarato che probabilmente saranno fatti altri tentativi ma c’è una alta probabilità che anche questi potrebbero andare a vuoto in quanto nel frattempo molti altri protestanti si stanno radunando sul luogo proprio per difendere l’ex presidente.
La sua posizione giudiziaria, dopo l’imposizione della legge marziale e il voto all’impeachment che aveva deciso per la destituzione , si è aggravata ulteriormente a causa della mancata comparizione come imputato agli interrogatori ai quali era stato chiamato dal Ministero della Giustizia per chiarire la vicenda. Fin dal primo momento dopo l’annuncio di ritiro momentaneo per svolgere le indagini infatti, Yoon si era ritirato in isolamento nel suo appartamento e l’unica dichiarazione pubblica era stata quella prima della sospensione nella quale aveva detto: “Non mi arrendo“