Alla fine, con tutta probabilità, Yoon Suk Yeol si dimetterà. Al di là dell’impeachment chiesto dall’opposizione, che potrebbe non passare in Parlamento, la pressione del Paese per aver dichiarato, senza un vero motivo, la legge marziale (poi revocata) potrebbe costringerlo a lasciare. Nella mozione presentata contro di lui, viene accusato di aver cercato di eludere un’inchiesta sulla sua famiglia, segnatamente sulla moglie, violando la legge e la Costituzione. La consorte di Yoon era stata filmata mentre riceveva in regalo una borsa di lusso da un pastore protestante coreano-americano, che aveva ripreso lo scambio. Ora, al di là dell’inopinata imposizione della legge marziale, racconta Massimo Introvigne, sociologo fondatore del Cesnur e del sito Bitter Winter, resta il fatto che questo pastore fondamentalista sarebbe su posizioni filocomuniste, filocinesi e filonordcoreane. Un aspetto che getta un’ombra sull’intera vicenda, anche se la decisione del presidente rimane ingiustificabile alla luce dei fatti. Anche i vescovi coreani (Yoon è cattolico) hanno invitato il presidente a chiedere scusa al Paese. Il partito del presidente, intanto, si è opposto all’impeachment ma vuole espellerlo dal partito.
Quali origini ha la vicenda sfociata nella legge marziale dichiarata e revocata nel giro di poche ore dal presidente Yoon?
La reazione del presidente è da chi ha perso la bussola; tuttavia, nella ricostruzione della vicenda ci sono punti oscuri. Tutta la storia comincia nel mese di gennaio con il caso della borsa di Dior consegnata alla moglie di Yoon. Una vicenda interessante: un pastore presbiteriano coreano, ma con passaporto americano, di nome Choi, compra una borsa di lusso e va a consegnarla alla moglie del presidente. Lo fa filmandosi, riprendendo anche lo scontrino e il prezzo e consegnando il video a un canale YouTube di opposizione, di estrema sinistra.
Chi è questo pastore?
È un personaggio ambiguo: fa parte di una cerchia di pastori protestanti che non sono contenti che gli ultimi due presidenti della Corea del Sud, compreso questo, siano cattolici. Va considerato, come capita spesso per una serie di ragioni complesse, che i pastori protestanti fondamentalisti non sono anticomunisti, anzi, sono vicini alla Cina e alla Corea del Nord. Choi, in particolare, è molto controverso per le sue posizioni filonordcoreane. Sicuramente, come hanno detto anche i vescovi cattolici, che non gli sono ostili, la legge marziale è stata un gesto di follia che porterà probabilmente alla fine politica del presidente; tuttavia, la costruzione degli scandali contro di lui non è del tutto chiara.
Ma perché i pastori fondamentalisti sono su posizioni filocinesi?
In Corea del Sud hanno un grande problema, che è quello dei nuovi movimenti religiosi, che loro chiamano sette. Hanno un grande successo, e i protestanti perdono membri a loro favore. I fondamentalisti chiedono una dura repressione nei loro confronti sul modello di quello che succede in Cina. Per questo hanno stretto rapporti con i cinesi, poi estesi alla Corea del Nord, all’insegna delle campagne antisette.
Alla moglie di Yoon viene imputata anche un’altra questione, relativa alla gestione dei suoi conti correnti da parte dell’ex presidente di una società di importazione. Una trappola anche questa?
Può essere. Comunque, anche la posizione dei vescovi mi sembra chiara: hanno invitato Yoon, da buon fedele cattolico, a pentirsi e a chiedere scusa alla nazione, senza tentare di difenderlo. Nella demonizzazione del presidente e della moglie entrano però forze legate a Cina e Corea del Nord. Certo, non è che fosse in predicato un colpo di Stato filonordcoreano: lo stato di emergenza non aveva senso.
Al di là di queste vicende con risvolti personali, c’è uno scontro politico in atto tra l’opposizione e il presidente?
Il presidente ha vinto con un piccolo margine e l’opposizione, che ora in Parlamento è diventata maggioranza, scruta ogni possibilità contro di lui. Yoon, sia sul piano economico che su quello della comunicazione, ha commesso degli errori.
Questa situazione può essere sfruttata dai nordcoreani? La crisi istituzionale indebolisce il Paese o comunque alla fine si risolverà?
Alla fine, tutto si risolverà con le dimissioni del presidente e con nuove elezioni. Il Parlamento non lo costringerà all’impeachment, ma il Paese lo costringerà alle dimissioni. È chiaro che tutto quello che destabilizza la Corea del Sud fa il gioco di quella del Nord, ma non mi sembra che ci siano in vista un’invasione o peggio.
(Paolo Rossetti)
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