È interessante notare il patto generazionale che si scorge dietro l’accordo per la promozione internazionale del Mezzogiorno firmato in questi giorni dai ministri per il Sud Mara Carfagna e degli Esteri Luigi Di Maio, portatori di culture politiche che più distanti non si potrebbe concepire.
Patto generazionale e di certo anche territoriale dal momento che i due protagonisti sono entrambi campani e appartenenti a formazioni – Forza Italia, Movimento 5Stelle – che si sono fortemente combattute prima di sedere sui banchi dello stesso Governo grazie alla capacità unificante di Mario Draghi.
Certo, c’era il precedente dell’elezione di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea. Ma quella scelta, che pure aveva messo i partiti di Silvio Berlusconi e Beppe Grillo dalla stessa parte della barricata, sembrava destinata a restare confinata nella stratosfera di Bruxelles. Adesso invece l’alleanza cade su un terreno concreto di collaborazione con l’apparato diplomatico che fa capo a Di Maio che si mette al servizio delle imprese e delle regioni meridionali rappresentate dalla Carfagna in modo da rendere visibile e appetibile nel mondo l’enorme patrimonio industriale e turistico dell’area.
Certo, si tratta di una dichiarazione d’intenti e molto c’è da fare perché si riesca a passare dalle parole ai fatti. Ma è una novità che vale la pena sottolineare anche per i toni che hanno accompagnato la presentazione dell’iniziativa: di reciproca legittimazione e senza accenti polemici di rivalità.
South is back, il Sud è tornato, ha detto la ministra nel battezzare la Cabina di regia che si propone di rivitalizzare le Zone economiche speciali per attirare capitali esteri, sostenere le imprese che vogliano internazionalizzarsi, sviluppare strumenti di finanza agevolata, apprestare campagne di comunicazione.
Vogliamo e dobbiamo far conoscere le eccellenze del Sud anche al di fuori dell’Italia, ha aggiunto il ministro ricordando che negli ultimi 15 anni hanno lasciato il Mezzogiorno più di 600mila giovani, menti brillanti e virtuose, mentre la politica deve dare opportunità con i fatti e deve darle a tutti.
Il rischio che si tratti dell’ennesimo annuncio senza seguito naturalmente esiste. Ed è prima di tutto evidente ai protagonisti dell’intesa che sanno di giocarsi una partita importante potendo contare su risorse economiche mai viste prima d’ora e su un quadro di regole in via di semplificazione.
Da segnalare anche il varo di una nuova associazione – Sud, perché no? – da parte dell’ex presidente dell’Istituto per il commercio estero (Ice) Riccardo Monti che accentua l’impegno civile suo e di un suo gruppo di amici alla vigilia delle elezioni comunali di Napoli per le quali è in campo con spirito di servizio.
Si fa sempre più forte la consapevolezza delle enormi potenzialità del Paese e soprattutto del Mezzogiorno che non ha rivali per la bellezza dei luoghi, la suggestione della storia, la ricchezza in numero e valore delle opere d’arte e l’ingegno di una popolazione tutt’ora incastrata nella trappola del doversi arrangiare.
Le condizioni ci sono tutte perché si possano togliere gli alibi che hanno accompagnato e ancora accompagnano le sconfitte di un territorio a cui non manca niente per vincere. Perché non è chiaro fino in fondo se il male che affligge il Sud viene da fuori o nasce dalle sue viscere e infetta tutto il corpo.
Accanto al vaccino per debellare la pandemia da Covid-19 occorre ricercare il rimedio che liberi il Mezzogiorno dalla sindrome dei perdenti. Vedremo se e come questa parte del Paese saprà usare le leve – soldi e strumenti – che si attendono e si apprestano riprendendo le redini del proprio destino.
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