Una banca per il Sud. Vasto proposito eppure minimo per un territorio che una banca sua l’aveva (e che banca), ma se l’è lasciata scappare per ragioni che a più di vent’anni di distanza dai fatti che ne hanno provocato la scomparsa non sono ancora del tutto chiare. O forse lo sono diventate e per questo è meglio tacere.
Il Banco di Napoli è stato inghiottito da un vortice scatenato dalla violenta crisi industriale conseguente all’improvvida e improvvisa chiusura dell’Intervento straordinario nel Mezzogiorno, dall’incedere festante del nuovo credo leghista anti-meridionale, da interessi bancari mai completamente confessati.
L’unica cosa accertata è che l’enorme massa di crediti inesigibili a causa della quale si tentò di giustificare la fine di una gloriosa esistenza lunga 500 anni – compresa la feconda esperienza dell’ultimo banchiere di Napoli, Ferdinando Ventriglia, velenosamente calunniato quando non più in vita, si è mostrata una bufala. Una fake news, si direbbe oggi, costruita ad arte da chi aveva interesse a disporre del ricco forziere – reso ghiotto da oltre un milione e mezzo di clienti e privo del suo custode prematuramente morto – per sistemare faccende sulle quali (vedi alla voce Bnl) non si è potuto e voluto fare mai completamente chiarezza.
Azzerato il valore dei titoli rappresentativi dell’avviamento, della storia e della consistenza commerciale e patrimoniale dell’istituto, l’azionista di riferimento – la Fondazione Banco di Napoli – ha tentato più volte e tenta ancora di ottenere il riconoscimento della brutale espropriazione subita e con essa un minimo di risarcimento.
Com’è infatti noto, la società creata dal Governo per recuperare i crediti che si supponevano irrimediabilmente perduti non solo è riuscita a rientrare in possesso di tutto il dovuto, ma con il ricavato della propria attività è potuta persino andare in soccorso delle banche del Nord che nel frattempo franavano.
L’occasione di ripensare a un organismo creditizio e finanziario che possa diventare in piccolo quello che il Banco di Napoli era in grande potrebbe nascere dalle ceneri della Banca Popolare di Bari debitamente ricomposte e rivitalizzate da un intervento del Mediocredito Centrale a sua volta sostenuto dal Governo.
Il Parlamento, infatti, ha definitivamente approvato il decreto con il quale si delinea la nascita di una Banca del Mezzogiorno con il compito di migliorare l’esercizio del credito nei confronti delle tante imprese e famiglie meridionali per tanto tempo prive di un riferimento autenticamente d’area.
Di sicuro una buona notizia, anche per la qualità del management del Mediocredito Centrale chiamato a realizzare la delicata operazione.
Se dal male può nascere il bene – come ricordava Fabrizio De Andrè con altre parole – questo è certamente il caso e dunque ben venga la nuova offerta bancaria. Altra cosa è ritenere con questo soddisfatto il bisogno di attenzione del Mezzogiorno che resta intatto. Avere più credito a disposizione e a buone condizioni – come oggi accade – è necessario ma non sufficiente perché il sistema produttivo decida d’investire e creare indispensabili posti di lavoro.
Se non si determinano le condizioni per la crescita, se non si eliminano i tanti ostacoli che si frappongono allo sviluppo dell’attività economica, se non si ripristina l’indispensabile clima di fiducia tra tutti gli operatori – pubblici e privati – sarà molto difficile che si raggiunga l’obiettivo di una nuova prosperità.