Rimini apre con un interessante e coraggioso dibattito sul Sud. Solo un visionario come Giorgio Vittadini poteva suggerire e promuovere proprio in apertura del quarantesimo Meeting un confronto sullo stato reale del Mezzogiorno. Così tra i dibattiti della prima giornata ha trovato ieri sera spazio l’incontro sui “Giorni del Sud” a cui hanno preso parte autorevoli politici e rappresentanti del mondo dell’impresa e della cultura. Moderato da Sandro Bicocchi, responsabile dell’Ufficio Studi della PwC che ha di recente pubblicato un interessante studio sulle nascenti Zes e sul loro impatto sull’economia nazionale, l’incontro ha preso le mosse da una idea concreta sviluppata in questi mesi dalle Unioni Industriali di Napoli e Caserta e dalla Fondazione per la Sussidiarietà: i “Giorni dei Sud” (12/13 novembre, Castel dell’Ovo-Reggia di Caserta) è infatti un’iniziativa unica nel suo genere, promettendosi di unire imprese del Sud e imprese di uno Stato del Mediterraneo (quest’anno ha accettato l’invito il Marocco) per dimostrare che il dialogo può creare sviluppo e ricchezza oltre che pace e solidarietà.



Vito Grassi, Presidente degli Industriali di Napoli, ha aperto l’incontro provando a spiegare le ragioni di fondo dell’iniziativa e lo stato dell’arte. “Il Mezzogiorno in questi anni è scomparso”, ha ammesso. “Serve un confronto reale, senza pregiudizi, “con il cuore in mano”,  come diciamo noi a Napoli. Serve un confronto che non nasconda la  verità e che sia improntata alla correttezza, perché ogni nostra azione richiede fiducia nel futuro. L’epoca degli interventi a pioggia è finita da anni e nessuno oggi vuole riproporla, ma siamo di fronte a dati drammatici. Se fossimo un Paese normale dovremmo prima discutere e poi  decidere cosa fare per puntare a un riequilibrio e per rendere più competitivo l’intero Paese.” “Dobbiamo prendere atto – ha aggiunto Grassi – che le cose stanno così. Il Sud non si riprenderà se non si parte dalle infrastrutture. La politica deve fare uno sforzo, ma anche a noi imprese tocca fare di più. Oggi il Sud ha un’opportunità unica. Ma dobbiamo cambiare la narrazione negativa di questi anni”.



Gianluigi Traettino, collega di Grassi e Presidente di Confindustria Caserta, ha esordito ricordando che la presenza di due rappresentanti degli imprenditori è la dimostrazione di una volontà molto forte di riscatto. “Facciamo tutti insieme che il Sud sia il nostro nome”, ha esordito citando direttamente il tema del Meeting di quest’anno. “Riutilizziamo il Mediterraneo nella sua versione originaria. Luogo centrale di confronto e di scambio. Per questo il Marocco è vitale per il nostro futuro. Così come l’Africa sarà per i prossimi decenni il centro del mondo. Eppure noi riusciamo a volte ad essere miopi”. “Un esempio? L’unico esperimento degno di nota prodotto in questi anni – grazie proprio a De Vincenti ministro – sono state le Zes, zone speciali a burocrazia zero e a tassazione agevolata. Inutile dire che da due anni esse sono bloccata da una “querelle” tra Agenzia delle Entrate e l’Agenzia delle Dogane sulla automaticità del credito di imposta”.



Il professor Adriano Giannola, Presidente della Svimez, raccoglie l’invito a dire la verità e prova subito a esprimere con chiarezza la sua opinione, che non è ottimistica. “Delle reali condizioni del Sud bisogna discuterne prima di tutto al Nord, perché il Nord con la richiesta di più autonomia ha di fatto rinunciato alla competizione nel Mediterraneo e si è accomodato a un ruolo subalterno verso l’Europa del nord, e la Germania in particolare”. “Dovremmo discutere di questo – ripete con voce preoccupata il noto meridionalista – perché siamo un Paese alla deriva, e non dovremmo perdere tempo a parlare di autonomie”.

L’ex Ministro De Vincenti non ha difficoltà a riconoscere che le cose stanno come si è detto. Ma aggiunge anche che mettere in pratica quello che si decide di fare spesso non è facile. Si sofferma su due episodi che lui considera abbastanza istruttivi. Da un lato il blocco scandaloso delle Zes, dall’altro il destino del porto di Taranto. “Serve una più forte capacità realizzativa – sottolinea De Vincenti – così come serve maggiore fiducia nella cultura dell’impresa”.

Mario Mauro, ex Ministro e da sempre uomo del Meeting, è oggi uno degli organizzatori dei “Giorni del Sud” e, grazie alla sua lunga esperienza internazionale, è la persona che ha contribuito a stabilire i contatti con il Marocco e la Comunità europea. Dalle sue parole si coglie la sua profonda convinzione che l’iniziativa in Campania sarà un’opportunità per valorizzare la voglia di fare di una parte importante del Paese, ma “funzionerà anche come cartina di tornasole di una politica estera di sostegno verso quei  paesi del Mediterraneo che vanno aiutati e sostenuti perché amici dell’Europa. Non è un caso che aiutiamo questi paesi anche militarmente e tecnologicamente”.

Il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli ha provato a concludere il dibattito partendo da una constatazione reale. “Pensiamo le stesse cose – ha giustamente rilevato l’esponente di Fratelli d’Italia – e in particolare convergiamo sull’idea che fare del Sud il punto di maggior attenzione significa muovere l’unica leva possibile per determinare uno sviluppo rapido dell’intero Paese”.

Rimane da vedere come andranno a novembre queste due prime giornate di lavoro. E se, nel frattempo, i nostri amici organizzatori troveranno interlocutori di governo validi e disposti a partecipare.

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