L’emergenza sanitaria provocata dalla pandemia Covid-19, pur avendo soltanto sfiorato le regioni meridionali, con pochissimi casi rispetto al Nord e concentrati soprattutto in qualche casa di riposo per anziani o in piccoli focolai provocati dai rientri di lavoratori e studenti dal Nord, ha iniziato a mostrare i suoi effetti sull’economia, sul mercato del lavoro e sulle condizioni sociali.



Ascoltando alcuni imprenditori del Centro-Sud appare evidente una piena coscienza, da parte loro, della drammaticità della situazione, nonostante il naturale ed innato ottimismo di chi è abituato a costruire le proprie fortune, le occasioni occupazionali e gli spazi di crescita sociale nelle difficoltà del proprio ambiente di riferimento.



I settori ovviamente più colpiti sono quelli del turismo, dei bar e dei ristoranti, costretti alla serrata nel periodo del lockdown e fortemente condizionati da norme sanitarie e poca propensione al movimento durante la prima fase di riapertura. Ma è una crisi che coinvolge tutti i settori dell’indotto, dalle forniture ai trasporti e ai servizi e che ha ricadute su tutta l’occupazione precaria e stagionale che finora ha rappresentato l’unica fonte di sostegno per molte famiglie, specie al Sud.

Pippo Callipo, uno dei principali imprenditori calabresi, specializzato nella lavorazione del tonno ma il cui gruppo gestisce anche altre attività, riscontra che pur non avendo subito forti costrizioni nell’attività principale, ha visto gli effetti del Covid su altre imprese: “Nel caso del Bar Gelateria e del Popilia Resort, trattandosi di strutture ricettive, abbiamo dovuto sospendere tutti i servizi: gli eventi e le prenotazioni sono saltati e questo porterà fatalmente ad una contrazione del fatturato. Ad oggi abbiamo già riaperto il bar gelateria che sta lavorando ad un ritmo lento dovuto all’attuazione delle necessarie restrizioni. I posti a sedere sono meno della metà. Il Popilia Resort, dopo oltre due mesi di stop totale, riaprirà, in totale assoluta sicurezza, il prossimo 11 giugno. Vedremo come andrà ma potendo consentire l’ingresso ad un numero limitato di clienti avremo persino difficoltà a coprire i costi di gestione, soprattutto i costi fissi”.



La gestione degli hotel e dei villaggi turistici è stata finora di fatto bloccata. Franco Falcone, presidente del gruppo Buone Vacanze, descrive le condizioni critiche del momento: “Per il nostro gruppo la riduzione del fatturato del 2020 sarà alla fine intorno all’80%, più di cinque milioni di euro. Anche sul fronte occupazionale la situazione è drammatica. Lo scorso anno, alla stessa data di oggi, erano assunti più di 110 persone, considerando che siamo ancora in un periodo di bassa stagione, per poi raggiungere il numero di 250 addetti. Oggi, invece, abbiamo solo 20 dipendenti, tutti in cassa integrazione”.

La riapertura è rallentata. Ce ne dà riscontro Vincenzo Arnone, titolare dell’azienda di torrefazione e produzione Caffè Arnone: “I bar dopo una settimana si attestano ad un consumo pari al 30% rispetto ai volumi pre-Covid; lavoro già provato da una contrazione costante dei volumi da qualche anno. La gran parte dei ristoranti nostri clienti, ma più in generale del territorio calabrese, non ha aperto e manifesta l’intenzione di non aprire se non cambiano le condizioni legate al distanziamento”.

Un altro settore completamente fermo è quello del wedding, gli eventi dei matrimoni e tutto l’indotto che ci gira intorno (fotografi, fiorai, abbigliamento, decorazioni, ecc.). Ce ne dà una lettura chiara Antonio Ventura: “La mia azienda, Villa Ventura a Falerna (Catanzaro), opera nel settore in assoluto più colpito dalla pandemia, se possibile anche più del turismo: il settore wedding. Con molta probabilità la stagione più florida per i matrimoni salterà completamente. Per essere più chiaro, posso affermare che per noi l’anno 2020 non esisterà! La cosiddetta fase 2 per questo settore non è mai iniziata. Il distanziamento sociale e il divieto di assembramenti non sono assolutamente praticabili durante le nostre feste. Una sposa che non può baciare i propri cari, che quando fra qualche anno andrà a rivedere le foto, non riconoscerà i propri amici perché coperti da una mascherina, che non potrà organizzare una festa da ballo, che non potrà dare inizio ai festeggiamenti aprendo un buffet, eccetera, eccetera, eccetera… che sposa è? Nel 99,9% dei casi rinvierà il proprio evento al prossimo anno”.

Ventura, responsabile regionale dell’associazione ItalianWeddingIndustry che raggruppa in Italia oltre 5mila operatori del settore, è preoccupato dall’incertezza normativa e dai rischi di sanzioni, addirittura penali, nel caso di mancato rispetto di disposizioni ondivaghe, aleatorie e di dubbia interpretazione e applicazione: “Qualora si voglia rinviare il proprio evento da luglio a settembre 2020, bisogna dare sin da oggi certezze agli sposi su quello che si potrà fare e quello che non si potrà fare durante gli eventi: mascherina sì o mascherina no, bisognerà interrompere gli eventi ogni 40 minuti per sanificare gli ambienti? lo sposo potrà baciare la sposa? So che tutto ciò non può essere garantito per motivi molto più importanti di una festa, ma purtroppo è così. Ribadisco quindi che l’anno 2020 non sarà un anno nero, ma in alcuni casi, è un anno che non ci sarà proprio!”

Le misure intraprese dal governo non convincono nessuno. I crediti d’imposta e i piccoli contributi condizionati da mille rivoli burocratici, il fondo di garanzia che avrebbe dovuto dare liquidità immediata e che invece ad ormai due mesi di distanza non ha consentito quasi nessuna erogazione, sono fatti noti.

Sulla inutilità delle scelte intraprese dal governo è chiaro Antonio Ventura: “Molti aiuti sono sotto forma di crediti d’imposta, ma non essendoci utili e di conseguenza nessun tributo da pagare restano crediti virtuali. Ritengo che l’emendamento proposto nel DL Rilancio, che prevede la possibilità di aumentare fino a trent’anni gli ammortamenti dei finanziamenti Covid-19, sia un’ottima soluzione per aiutare le imprese con carenze di liquidità. Non credo nei fondi perduti, ma realisticamente ritengo che prolungare le moratorie su mutui e prestiti bancari per almeno un altro anno, e congelare il pagamento di imposte, tasse e tributi a vario titolo, possano essere alcune soluzioni utili a superare lo tsunami causato dalla pandemia”.

Franco Falcone sottolinea invece l’inadeguatezza delle norme per far fronte all’emergenza e al probabile innesco di azioni giudiziarie, nei rapporti tra proprietari e gestori di strutture turistiche: “Il parziale credito di imposta sul canone annuo di affitto è una misura inadeguata i gestori sono costretti a pagare comunque l’intero affitto previsto dai contratti di locazione o di affitto d’azienda, senza possibilità di prevedere un aiuto finanziario che possa permetterne il pagamento (vista l’attuale crisi di liquidità data la totale inattività imposta fino a oggi che rende impossibile anticipare queste somme). Tutti i contratti commerciali nazionali e esteri sono stati annullati cosi come gli acconti stabiliti, le caparre versate dai clienti restituite con un quadro finanziario aziendale irreversibile”. Una situazione che rischia quindi di produrre effetti devastanti sulla continuità delle imprese di gestione e conseguenze anche per i proprietari.

Le misure di sostegno adottate da Governo e Regioni appaiono del tutto insufficienti, distorsive se non inique, legate a vincoli burocratici pressanti e inadeguate a contrastare le urgenze. Gli imprenditori, e non solo loro, si chiedono quale sia il senso di una mancetta di 600 euro ad un professionista (se lo chiedono molti degli stessi professionisti beneficiari), o di un contributo alle Pmi pari al 25% della riduzione di fatturato del solo mese di aprile, tra mille vincoli, condizioni capestro e minacce di sanzioni penali in caso di errore. Da parte del governo c’è una miriade di interventi a pioggia che cerca di compensare una distanza dalla realtà, una incapacità di comprendere le vere urgenze e le difficoltà del sistema. Ancora più incomprensibile è stato il ricorso al sistema bancario per l’erogazione dei crediti garantiti dallo Stato, dove a distanza di ormai due mesi dalla approvazione e presentazione televisiva della norma le erogazioni effettive sono minimali.

Le cifre indicate dagli imprenditori sono drammatiche, disegnano uno scenario inimmaginabile fino a tre mesi fa, a cui ancora si stenta a credere. E i prossimi mesi non lasciano presagire nulla di buono. Se i più disperati dovessero iniziare a manifestare il loro disagio nelle piazze, ben poco potranno fare gli assistenti civici…

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