Caro direttore,
l’astio e il rancore sociale nella società italiana sono come un’onda di marea montante: lenta e inesorabile. La pandemia ne ha accelerato il corso, ma è una lunga storia. Una delle fratture più profonde del corpo sociale, forse la più grave, è ancora e sempre quella fra Nord e Sud. È stato uno spettacolo (misero) vedere certi presidenti di regioni del Sud sottolineare, quasi con compiacimento, le obiettive difficoltà della sanità lombarda. Altrettanto becero è stato l’accanirsi di certi giornalisti sulle piaghe, vere o presunte, della sanità siciliana o calabrese.



Non si sa se provare pena o rabbia per questa povera Italia, nella quale crescono sentimenti non-italiani. Perché quello che addolora di più non è la differenza di reddito, di opportunità lavorative, la fuga dei giovani, la desertificazione del Sud. No: quello che dispiace di più è che non ci si capisca, che ci si guardi con sospetto e con astio.



Un esempio. Un articolo di Pietro Marzano sul quotidiano online Il Sussidiario dell’11 aprile.

Marzano usa espressioni forti: “Per l’ennesima volta il Mezzogiorno ha mostrato l’ancestrale deviazione baronale della sua presunta classe dirigente, che appena può rivendica diritti e privilegi in virtù della gilda a cui appartiene. Baroni senza terre e feudi ma con orticelli rinsecchiti in cui si aggirano rivendicando privilegi e prebende. Tutti sudditi dei viceré governatori che li hanno salvati dal morbo fatale mettendoli in prima fila a discapito di chi rischia davvero”.

Il bersaglio di Marzano sono i “saltafila”, cioè quelli che, a suo dire, tolgono il vaccino ai vecchietti accampando pretesti e certificazioni false. Manco a dirlo, nel Meridione d’Italia questi mafiosetti sarebbero in percentuale molto maggiore che nel virtuoso nord.



Il motivo per cui questo avviene sarebbe (a monte): “Una carenza di cultura civica che testimonia quanto sia del tutto coerente il crollo verticale nel Mezzogiorno in questi decenni con l’insipienza culturale e umana della sua presunta classe dirigente, quella dei colti e laureati, dei luminari, che ha portato di fatto il Mezzogiorno nello sprofondo del suo disagio economico e sociale per manifesta incapacità, agevolando la nascita di populismi di rimando. Sintomi che hanno rappresentato la prova evidente dell’attuale arretratezza culturale della società meridionale. Come i morti “spalmati” in Sicilia per evitare di avere numeri troppo alti, saltare la fila è apparsa una scelta accettabile eticamente”.

Non si capisce il motivo di tanto livore, anche perché Marzano fa parte della classe dirigente meridionale che tanto disprezza, essendo un avvocato napoletano.

Comunque, il fatto interessante è che quanto afferma Marzano semplicemente non è vero. Non è vero che i furbetti del vaccino siano tutti al Sud.

Basta guardare i dati aggiornati all’11 aprile, la stessa data dell’articolo. Io ho consultato i dati pubblicati da Il Sole 24 ore. 

Vediamo come stanno le cose. Consideriamo le percentuali di cittadini cui è stata inoculata la prima dose, suddivisi per fasce di età e per regioni. Nella fascia di età compresa fra 80 e 89 anni, la Basilicata e il Molise hanno vaccinato rispettivamente il 46,6 e il 52,7% dei loro cittadini; l’Emilia-Romagna e il Piemonte il 42,7 e 44,4%. Non sembra che Molise e Basilicata abbiano trascurato i vecchietti per favorire le corporazioni. Non più dell’Emilia e del Piemonte.

La controprova. Vediamo quanti giovani sono stati vaccinati, sottraendo dosi preziose agli anziani. Nella fascia di età compresa fra 50 e 59 anni, 7 delle nove regioni o provincie autonome del nord hanno vaccinato più del 6% della loro popolazione. Tutte le regioni del Sud, con l’eccezione della Sardegna, hanno vaccinato di meno in quella fascia. Quindi non è vero che al Sud si preferiscano i giovani raccomandati agli anziani. La stessa tendenza si ha nelle 3 fasce più giovani: i ventenni, i trentenni, i quarantenni. Quello che dice Marzano è vero solo per la fascia dei novantenni: in quella fascia, numericamente esigua, effettivamente le regioni del nord hanno vaccinato di più. Ma per tutte le altre fasce d’età le cose stanno esattamente al contrario di quello che lui afferma.

Perché ai tanti guai, colpe, criticità, che il Meridione ha per davvero, dobbiamo aggiungere anche quelle inventate?

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