In Sudafrica, mentre la classe politica del paese rimane divisa su cosa fare in merito all’invasione russa dell’Ucraina, il partito Economic Freedom Fighters (EFF) sostiene Vladimir Putin e trasmette la propaganda del Cremlino.

Invece di definirla una “guerra in Ucraina”, Floyd Shivambu, vicepresidente del partito, ha incoraggiato l’opinione pubblica a riferirsi ad essa come a una “necessaria operazione militare speciale”. “Non c’è niente di sbagliato nel fatto che la Russia impedisca l’espansione imperialista della Nato”, ha detto durante un dibattito in Parlamento sull’invasione russa



Secondo lui, Mosca non ha nulla di cui vergognarsi. Shivambu ha persino elogiato il “grado di rispetto e onore” dei russi, “che non prendono di mira i civili o le infrastrutture civili”. Perché è così importante questa dichiarazione? Perché la EFF è la terza più grande forza politica del paese. Secondo questo partito, la Nato è presumibilmente guidata da neonazisti, Kiev sta commettendo un genocidio nel Donbass e gli Stati Uniti hanno laboratori in Ucraina dove vengono prodotte armi chimiche per attaccare la popolazione russa.



Il National Freedom Party (NFP) – che ha due seggi in Parlamento – è l’unico altro piccolo partito sudafricano che sembra credere a queste teorie del complotto e alla retorica anti-Usa. Inoltre, denuncia “l’agenda nascosta dell’Occidente”, che vuole “cancellare la Russia dalla carta geografica”.

Entrambi i gruppi ricordano che l’Urss ha fornito sostegno logistico, finanziario e intellettuale quando stavano combattendo contro il regime segregazionista. È proprio per questo motivo che la EEF invita “i sudafricani e l’intero continente a non voltare le spalle alla Russia”, che “non avrebbe mai usato e non userà mai la sua forza militare e la sua capacità per colonizzare il continente o altri paesi”.



Questo sostegno mostra anche un rifiuto viscerale degli Stati Uniti, della Nato e dell’Occidente, accusati di essere guerrafondai, colonizzatori, imperialisti e saccheggiatori, che non saranno mai perdonati per l’assassinio del “fratello” Muammar Gheddafi in Libia.

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