I sudafricani non hanno preso affatto bene la sperimentazione del vaccino contro il coronavirus dell’Università di Oxford. Da una settimana sono cominciate le iniezioni di prova su duemila volontari, ma anche le manifestazioni di dissenso. «Non siamo cavie», urlano i cittadini. Per dimostrare l’efficacia di questo potenziale vaccino, per il quale l’Italia ha stipulato un’opzione di acquisto con la casa farmaceutica AstraZeneca, è stato necessario il coinvolgimento di Brasile e Sudafrica, dove i contagi sono in aumento rispetto invece a Gran Bretagna. Ma qui le ferite dell’Aids hanno lasciato ferite profonde. E infatti i manifestanti sbottano: «Siamo tornati agli anni ’80 e all’epidemia di Aids». Sono stati condotti diversi trial per cercare un vaccino che non è mai arrivato. Spesso sono state coinvolte le categorie più povere ed esposte, come le prostitute, ma alla fine è arrivata solo sfiducia. «Perché lo provate sui disgraziati e non sui figli dei parlamentari? Hanno scelto solo volontari poveri, che non possono capire e si fanno manipolare», urlano i manifestanti, secondo quanto riportato da Repubblica.
VACCINO OXFORD, PROTESTE IN SUDAFRICA “NON SIAMO CAVIE”
Il Sudafrica è uno dei paesi più colpiti dal coronavirus nel continente con 150mila infetti e 2.600 morti. Eppure c’è chi a Johannesburg brucia mascherine e sostiene che ci si debba affidare alla medicina tradizionale. «Perché non date una chance anche a noi e venite invece a proporci questo vaccino?», si interroga un guaritore locale, riporta Repubblica. La fiducia nei vaccini è bassissima in Africa. Non hanno aiutato le affermazioni di Jean-Paul Mira, primario della rianimazione dell’ospedale parigino Cochin che in tv aveva affermato ad aprile: «Se posso essere provocatorio, non dovremmo fare questo studio in Africa, dove non ci sono mascherine, né cure e rianimazioni, un po’ come si fa in alcuni studi sull’Aids tra le prostitute perché sappiamo che sono molto esposte e non si proteggono». Scoppiarono le polemiche e il medico si scusò, ma le sue parole sono diventate una bandiera per chi si oppone alla sperimentazione del vaccino di Oxford. Peraltro non tutte le sperimentazioni in Africa sono state condotte in modo trasparente in passato. Nel 1996 alcuni bambini morirono di meningite dopo aver provato un antibiotico sperimentale, poi Pfizer fu costretta a risarcire diverse famiglie per il caso Kano.