Una qualificazione tranquilla, una squadra ben costruita, qualche stella da tenere in considerazione: il Paraguay deve fare paura all’Italia? Sì, ma con giudizio. Perché si tratta del debutto ed è una partita a sé. Perché gli azzurri non appaiono ancora quel blocco granitico di quattro anni or sono. Perché i sudamericani (questi in particolare) sono avversari rognosi. Però, visto anche lo strazio offerto ieri dalla Grecia contro la Corea del Sud, non occorre disegnare un avversario più pericoloso di quanto dica la realtà: gli errori marchiani commessi dagli uomini di Rehagel – ridicolizzati dal Paraguay nell’ultima amichevole premondiale – ribadiscono che nel calcio le virtù proprie vanno sempre doverosamente compensate dalle mancanze altrui.
Detto questo, occorre ammettere che il Paraguay pare l’ostacolo più alto per gli azzurri sulla strada che conduce agli ottavi di finale. Oltre a un collettivo di buon livello, in cui soltanto la difesa non sembra offrire garanzie internazionali per macchinosità e distrazioni assortite, occorre tenere in dovuta considerazione l’attacco, marcia in più della squadra di Gerardo Martino, non a caso il reparto con la maggior concentrazione di giocatori tesserati in Europa. Roque Santa Cruz è la stella, Luis Barrios la lieta novella. Il primo deve fare i conti con un ginocchio tormentato dalla tendinite, con allenamenti e partite gestite in estrema oculatezza. Ma sa offrire movimenti e gesti di grande intelligenza, più a favore dei compagni che portati alla finalizzazione personale.
Il secondo è diventato l’uomo copertina nel momento esatto in cui il ct gli ha garantito fiducia: titolare da tre partite, è sempre andato a segno, dimostrando l’eccellente adattabilità già evidenziata nella prima stagione europea (19 reti con il Borussia Dortmund all’esordio in Bundesliga). Uno che è nato in Argentina, che il 25 aprile s’è ritrovato cittadino paraguaiano – grazie alla madre – e che l’argentino Martino non ha esitato a inserire tra i 23, insieme con altri connazionali quali Jonathan Santana e Nestor Ortigaza. Altro che Amauri… Barrios e Santa Cruz si integrano alla perfezione ma attenti a eventuali sorprese da parte del ct paraguaiano che, in questi giorni, s’è parecchio divertito a fare leva sulla pretattica.
Non tanto per quanto riguarda Oscar Cardozo, che ha recuperato dall’infortunio alla caviglia ma deve ritrovare la condizione, quanto – piuttosto – Nelson Haedo Valdez che conosce Barrios ancor meglio di Santa Cruz per il solo fatto di giocarci assieme nel Borussia. Tutto questo per dire che, bloccata la prima linea, il Paraguay non dovrebbe essere così brutto da affrontare. Ma qui tocca a Fabio Cannavaro e ai buoni propositi espressi sulla difesa italiana giusto l’altro giorno.