MONDIALI SUDAFRICA 2010 – Oggi si chiude la prima giornata e il Mondiale scopre un grande assente: l’attaccante. Già si segna poco perché, oggettivamente, la media di 1.4 reti a partita non appare delle più esaltanti: unicamente Germania (lodevole eccezione), Corea del Sud, Olanda e Brasile sono riusciti a realizzare più di un gol. E, in questo bottino, occorre sottolineare il ruolo ricoperto da autoreti e rigori. E sono proprio gli uomini deputati alla finalizzazione gli scomparsi dal panorama mondiale. Prendiamo le grandi: l’Argentina ha vinto con una rete di Heinze, un centrale; il Brasile è andato a segno con Maicon, un difensore, ed Elano, un centrocampista; l’Inghilterra è passata momentaneamente in vantaggio con Gerrard e l’Italia ha pareggiato con De Rossi, due centrocampisti; l’Olanda ha battuto la Danimarca con una sciagurata autorete sull’asse Simon Poulsen-Agger.



Latitano gli uomini gol: Messi ci ha almeno provato, così come ieri Cristiano Ronaldo. E se Drogba ha la scusante di giocare con un avambraccio appena ricostruito, non ci sono scuse per la latitanza di calciatori quali Rooney, Gilardino, Luis Fabiano, Eto’o, Anelka, Forlan. Per fortuna c’è la Germania di cui sopra: l’aria del Mondiale ha, in questo caso, rivitalizzato chi si era perduto in campionato, come Podolski e Klose. Una coppia che, comunque, almeno nella giornata d’esordio ha avuto il sostegno della squadra, apparsa – al momento – una delle più convincenti. Una crisi che va di pari passo con quella dei portieri. Le loro prestazioni sono state finora tutt’altro che cristalline, con errori marchiani che vanno al di là dei problemi causati da Jabulani (pallone che, evidentemente, dev’essere indigesto anche a chi deve segnare…). Il caso più eclatante è quello dell’Inghilterra, dove Fabio Capello rischia di rovinare tutto il patrimonio di attese con una gestione poco chiara di chi deve difendere la sua porta.



Se, come sembra, il tecnico imporrà il contestato Green anche contro l’Algeria, dovrà sperare che il numero uno del West Ham non ricada in errori dilettantistici come accaduto contro gli Stati Uniti, altrimenti la fronda interna guidata dal presunto malato James e le critiche dei media saliranno esponenzialmente di tono. Un dualismo che non riguarda l’Italia che, proprio nel portiere, pensava di avere una delle poche certezze. Invece la schiena ha tradito Gigi Buffon, cui non resta che augurare buona fortuna: la stessa di cui avrà bisogno Federico Marchetti da qui alla fine dell’avventura azzurra al Mondiale.